Psicogenealogia – Biopsicogenealogia – PsicoBioGenealogia

 

La Psicogenealogia e la scoperta delle “5 Leggi Biologiche” di G.R.Hamer

   E’ noto che il dott. G.R.Hamer, medico tedesco, negli anni ‘80 ha elaborato una teoria di tutte le malattie a partire dal *cancro ai testicoli che lo ha colpito personalmente e sviluppatosi a poca distanza della perdita del giovane figlio Dirk; il ragazzo è morto nel dicembre del 1978, dopo una serie di 19 interventi seguiti alla ferita di una pallottola sparata alcuni mesi prima dal principe Vittorio Emanuele di Savoia, figlio di Umberto II, davanti all’isola di Cavallo, in Corsica. Il colpo non era diretto a lui, ma colpì Dirk che stava dormendo in barca.  In un primo momento Hamer, studiando il decorso della propria malattia e comparandolo con tutta la sua esperienza medica e in particolare con lo studio della Tac del cervello dei malati, ha trovato nell’esperienza di un conflitto psico-biologico la base di ogni cancro che gli esseri viventi possono sviluppare : un grave choc da esperienza conflittuale psichica. Successivamente ha esteso la sua concezione a tutte le malattie : fisiche, psichiatriche e cosiddette psicosomatiche, dal diabete alla sclerosi a placche fino alla quella che egli chiama costellazione schizofrenica. In modo sintetico si può dire che, per Hamer – contestato dalla scienza ufficiale e riparato all’estero perché interdetto dall’esercizio della professione medica – ogni malattia è legata all’alterazione del funzionamento dei tessuti e degli organi ad opera di un direttore d’orchestra della Biologia, il cervello. Eccezion fatta per le malattie infettive, traumatiche e iatrogene, la malattia scatta quando il funzionamento cellulare normale diventa patologico producendo o una moltiplicazione cellulare, o una riduzione cellulare, o un blocco di una funzione, o lo sblocco di quest’ultima. Nel primo caso, il cervello produce adenomi, cisti, adenocarcinomi, polipi e tumori compatti. Nel secondo produce necrosi, atrofie, ulcere, geodi, caverne. Nel terzo produce paralisi, ipoglicemia, diabete o attacchi al funzionamento di un organo di senso, come la vista o l’olfatto. Nell’ultimo caso produce una riattivazione della funzione, accompagnata dal tremore tipico dei tic o del Morbo di Parkinson, o lo sblocco di un organo precedentemente bloccato (Crisi Epilettoide).

   Tutti gli esseri viventi sono soggetti ad un processo biologico in caso di stress di varie intensità in rapporto ad eventi reali / o immaginari / o simbolici / o virtuali. Il cervello, infatti, non distingue i vari piani e reagisce ad essi allo stesso modo : ogni forma di stress induce il cervello a trovare soluzioni di adattamento. Ma, quando l’entità dello stress supera la soglia individuale di una persona, la risposta di adattamento del cervello, tesa a garantire la sopravvivenza, prende la forma della malattia. Essa sarebbe l’esito di un programma speciale, biologico, sensato : SBS. Il Bio-choc è alla base di ogni sintomo ed è legato ad una esperienza conflittuale, drammatica ( piccola o grande), improvvisa ed inattesa, vissuta nell’isolamento, a cui non si riesce a dare una soluzione soddisfacente. Tale esperienza è vissuta contemporaneamente su tre livelli : nella psiche, nel cervello, nell’organo. E’, secondo Hamer, una questione di un attimo, non è da immaginare come la guerra di logoramento. E’ un cortocircuito che si verifica in una parte precisa della centrale di comando. La cascata fisiologica che scatena una malattia fisica o psichica (non psicologica!) con turbe del comportamento è schematizzabile in questo modo :

→Vissuto del conflitto psicobiologico – DHS (Dirk Hamer Sindrome) Sentito biologico ( uno o più)

. Impatto cerebrale – FH ( Focolaio di Hamer, in una o più parti definite del cervello rintracciabile con la TAC)

 Impatto sull’organo e/o sul comportamento, ovvero la malattia.

Risoluzione definitiva del conflitto – CL (Conflittolisi), quando è possibile.

Altrimenti → Conflitto in sospeso : questa è l’eventualità che si riscontra in molti casi.

   Il cervello, cioè, appena si trova a dover gestire un bio-choc, consulta, per così dire, tutti i file a disposizione e mette in atto un programma speciale, sensato e specifico – SBS  che è il migliore nel suo genere per assicurare la sopravvivenza. I relais cerebrali di questi programmi bersagliano l’organo preciso e si rendono visibili sotto forma di sintomi di una precisa malattia. Si aggiunga che, da quel momento, il tessuto colpito, cioè dove si manifestano i segni della malattia, obbedisce alla fisiologia cellulare in funzione della sua origine embriologica : endoderma, mesoderma antico, mesoderma nuovo, ectoderma, e quindi fa massa o aumento di funzione (endoderma e mesoderma antico), piuttosto che necrosi, atrofia o diminuzione di funzione, come la paralisi ( mesoderma nuovo, ectoderma) . C’è dunque una Logica – una cosiddetta bio-logica – che a livello biologico guida lo scatenarsi e lo sviluppo della malattia. 

   Il mediatore che orienta verso una malattia o un’altra è il sentito biologico, ovvero la tonalità conflittuale, la quale è diversa per lo stesso evento da persona a persona. Ogni sentito corrisponde ad una Invariante Biologica che è identica per far scattare la stessa malattia. Tra i sentiti più frequenti, che ci orientano nella ricerca dell’episodio marcante : perdita di territorio, perdita d’identità, impotenza di fronte ad un pericolo, aver perso tutto e sentirsi di fronte al nulla, paura della morte, paura di sbagliarsi nella direzione non sapendo più dove andare, separazione, abbandono, sentirsi insudiciati, o attaccati nella propria integrità e deturpati, per non nominare che i più frequenti. A mò di esempio, quando la tonalità conflittuale è la svalutazione, la malattia colpisce le ossa dello scheletro, quando alla svalutazione si accoppia il senso di colpa l’esito è una depressione, quando è la sensazione di aver perso il proprio territorio la cosa si riversa sul sistema cardio-vascolare, quando c’è qualcosa che proprio non può venir digerita ad essere coinvolto è il tubo digestivo, quando si avverte di essere spiazzati l’esito è una paralisi, se invece è forte e straordinaria la preoccupazione per i piccoli gli esiti spiù frequenti si hanno sulla prostata per l’Uomo/sull’utero per la Donna, mentre quando il sentito è di una disputa nel territorio, collera e ingiustizia si possono verificare patologie delle vie biliari, e così via. Purchè si superi la soglia conflittuale. In realtà noi attraversiamo fasi conflittuali molte volte al giorno, ma non sono in genere un innesco per le malattie in senso stretto: la soglia conflittuale è discriminante. Lo stesso evento, come si evince dall’ultimo esempio, può essere vissuto con più di un sentito e, di conseguenza, avere effetti patologici su più di un organo o funzione.

   Pur rimanendo nella stessa area di malattia, questa può manifestarsi in forma più o meno grave a seconda della massa conflittuale, dell’estensione temporale, della situazione conflittuale e del terreno su cui agisce lo choc. Un esempio di massa conflittuale: per una separazione in una coppia l’esito può andare da nessun sintomo se non c’è conflitto e i due partner riconoscono profondamente che è la soluzione migliore, ad un arrossamento della pelle di scarsa entità fino al *melanoma; oppure, per un pericolo imprevisto che lascia senza fiato: da una *laringite al *cancro alla laringe. Nella situazione di Bio-choc un conflitto aggiuntivo si può scatenare dalla comunicazione allarmata e catastrofica per una diagnosi-prognosi da parte del medico (conflitto di diagnosi). E’, per esempio, il caso di una donna che presenta fibromi da asportare a cui il medico dicesse : ”Dopo l’intervento lei non potrà più avere figli”. Il sentito può variare molto nei singoli casi, ma uno dei più pericolosi è quello associato alla paura di morire e non è difficile prevedere gli effetti di questo sentito sugli organi interessati.

   Il sentito biologico è, quindi, assolutamente personale, ed è legato a storia ed esperienze personali, le quali hanno ingenerato credenze inconsapevoli, che per noi sono dei truismi : nelle emergenze  le applichiamo in modo automatico, come leggi inderogabili, senza metterle in discussione neanche quando si dimostrano infondate e deleterie. Altre volte il sentito è legato a memorie di stato che vengono riattivate in un attimo, magari solo per la somiglianza della impregnazione ormonale – come l’adrenalina – già provata in esperienze precedenti, che però, nei fatti, non hanno altro in comune col Bio-choc attuale. E’ come se le ruote di un carro scavassero sempre lo stesso binario sul fondo del terreno (C. Fléche), binario che finisce col costituire una zona della nostra personale fragilità. In caso di stress eccessivo il nostro cervello spesso non va per il sottile, ma salta subito a conclusioni su pericoli per la sopravvivenza dello stesso tipo di quelli che ha già scampato. Il fatto è che, al momento del cortocircuito, tutto viene registrato: anche se noi non ricordiamo più l’evento, il nostro cervello ha acquisito e stoccato l’ora, il tempo, gli odori, le persone presenti, le istantanee dei posti etc. I dati stoccati costituiscono binari conflittuali che noi possiamo successivamente re-incontrare nella vita, a nostra insaputa e per caso. Questo incontro può attivare i sintomi della malattia patita la prima volta, anche se le nostre reazioni ci sembrano sorte dal nulla : ciò spiega le fobie di natura psicologica e, sul versante biologico, le allergie.

   Tra l’evento conflittuale e la comparsa dei sintomi di varia natura può esserci un tempo che varia da poche ore per l’*influenza e il *raffreddore, ad un mese per il *cancro della laringe, del *pancreas o del *retto, fino a vari mesi per il *cancro della vescica, dello *stomaco, dei *bronchi, delle *ossa. Pertanto, per individuare il Bio-choc scatenante, non necessariamente occorre indagare la prima infanzia. Pur tuttavia, vedremo più avanti che episodi carichi di peso emozionale verificatisi durante l’infanzia, il concepimento, la gravidanza e le malattie legate ai conflitti patiti dagli ascendenti (Genitori, Nonni, Bisnonni…) – costituiscono una pista da esplorare se il conflitto programmante, ovvero i primi semi della malattia che si è scatenata nel presente, si è verificato a monte di quello di cui siamo a conoscenza. In questo l’integrazione degli strumenti della Nuova Medicina di Hamer, della Biologia Totale degli Esseri Viventi di C. Sabbah e della Psicogenealogia si mostra di grande aiuto nella maggior parte delle sintomatologie.

   Il conflitto psicobiologico non può rimanere attivo, indefinitamente come lo è nella sua prima fase: ha bisogno di essere risolto nel più breve tempo possibile. Una perenne attività simpaticotonicadel SN, associata alla fase attiva, è pericolosa per la vita. Così detta la Natura. C’è un tempo biologico per risolverlo, altrimenti o si muore, o si vive con una protesi ( i farmaci, un intervento operatorio, un trapianto…) conducendo una vita rabberciata alla meglio : si sopravvive, insomma. La seconda fase del conflitto è quella in cui, sperabilmente, cessa l’azione conflittuale. Il cervello e l’organo a questo punto, si riparano. Siamo in vagotonia finalmente, dopo una crisi clonica, detta epilettoide, che sembra ricordare la fase attiva del conflitto psicobiologico.

La Biologia Totale degli Esseri Viventi

  Gli sviluppi della teoria di Hamer con l’estensione del concetto di conflitto biologico dal piano biografico della persona a quello del sistema genealogico si è, poi, rivelato un modello operativo interessante per lo studio dell’Albero Genealogico. E legato – a partire dagli anni ’90 – ad un ramo marsigliese degli allievi di Hamer. Il fondatore dell’approccio si chiama  Claude Sabbah. Egli si è interessato a ciò che la malattia ” dice” ( mal-à- dit) quando colpisce un individuo preciso della famiglia, in un momento preciso della sua vita e in un distretto particolare del suo corpo. Attorno a lui e alla sua Decodifica Biologica ruota una serie di ricercatori che stanno contribuendo alla definizione più precisa della relazione sentito (fr. ressenti) /malattia e ad elaborare metodi di intervento che integrano le intuizioni di Hamer: in realtà sia lui che i suoi seguaci si limitano al semplice svelamento al paziente della dinamica biologica che è alla base del suo cancro o della sua depressione, per esempio,  convinti – come lo e’ stato Hamer – che questo basti per guarire o per non affrontare un intervento medico  superfluo  o addirittura sbagliato se il conflitto mostra i suoi sintomi nella fase di risoluzione. Nell’ambito della Decodifica Biologica, in realtà, stanno venendo alla luce nuove piste di ricerca della pena patita attraverso le parole che connotano il sentito e del momento in cui esso si è verificato, e ciò  si sta dimostrando più efficace e  promettente per l’intervento terapeutico.

   Nel lavoro di C.Sabbah resta assodato che il cervello controlla tutta la fisiologia conscia o inconscia e che esso ha l’incarico di trovare la migliore soluzione possibile per la sopravvivenza in una situazione che per lui è pericolosa. La malattia, ripetiamo, è un premio di sopravvivenza a breve termine. Ma se non c’è stata soluzione, il conflitto può avere una o più recidive, o rimanere in sospeso. A ri-scatenarlo basta una frase, un incontro, persino un incubo notturno. Un conflitto, se non è di enorme intensità, può anche non esitare in un sintomo visibile, in una malattia. La risposta di adattamento e di sopravvivenza è tale da non essere vistosa : la situazione conflittuale può finire, il conflitto non è più alimentato a livello psichico – per esempio, concretamente riesco a cambiare ufficio e non mi devo rodere più il fegato per dovermi confrontare col mio capoufficio paranoide – praticamente la questione è risolta, ma non sempre c’è stata soluzione di superamento che mi permette di non rischiare in situazioni simili di andare oltre la soglia che porta alla malattia vera e propria così come è definita a livello psicobiologico. Questo conflitto, praticamente risolto, non fa sintomi, ma marca la persona con un sentito specifico, a cui essa diventa sensibile. Una esperienza del genere può diventare la base della programmazione di una malattia futura, specie se la sensibilizzazione avviene nei periodi di imprinting. Dopo la prima volta, basterà uno spunto successivo dello stesso tenore che superi la soglia o si accumuli perché si possa produrre un conflitto scatenante così come lo abbiamo illustrato sopra, ovvero uno stato in cui la malattia è visibile. Quando la soluzione è profonda e l’esperienza conflittuale è pienamente guarita, il corpo è completamente riparato e, se si ripresenta una situazione simile, la reazione e il sentito non saranno più gli stessi. Ma, se non c’è stata per qualsivoglia motivo la possibilità di una soluzione, il vissuto stressante viene sospinto nell’inconscio, che in Psicobiologia è il corpo, non la mente inconscia, e l’interessato vive una vita in cui coscientemente non pensa più all’esperienza, ma l’energia legata ad essa, seppur confinata nell’organo del corpo che si fa carico di metabolizzarla, continua ad agire: qualsiasi psicoterapeuta sa che dietro ad ogni sintomo c’è una parte di negazione e di rimozione, ovvero dei meccanismi di difesa psicologici  individuati dalla Psicanalisi non solo per la psicopatologia, ma per il funzionamento normale della mente. L’Analisi Psicosomatica lavora soprattutto in questa direzione.

  Se c’è sempre una relazione evidente tra la situazione di stress, recente o rintracciabile in periodi sensibilizzanti, e la comparsa dei sintomi, talvolta i semi della malattia o comportamenti ripetitivi in scelte di vita disfunzionali sembrano rimandare a periodi della vita che solo da qualche decennio, attraverso numerosi riscontri clinici, vengono messi in relazione con la programmazione delle malattie. Si tratta di studi che spingono ad esplorare eventuali memorie biologiche e la fase antecedente alla nascita. Questa ricerca è legata ad un incontro fecondo tra C. Sabbah e M. Fréchet, il quale ha avanzato ipotesi aggiuntive interessanti sul piano terapeutico. Certo si tratta di relazioni emerse che non possono essere intese come una legge matematica, e bisogna accontentarsi invece di considerarle come una tendenza che aiuta a sbrogliare tanti casi di disagio o di malattia.

I Cicli Biologici di Memorie Cellulari e la programmazione della malattia

   M. Fréchet, psicologo clinico di Parigi, ha infatti aiutato a guarire centinaia di persone da malattie gravi come il *cancro o la *sclerosi a placche lavorando anche sul sentito “a monte” del conflitto scatenante.

Accenniamo ad un caso clinico riportato da C. Flèche, uno dei più noti studiosi francesi di Decodifica Biologica. Una donna di 56 anni arriva in consulenza per un cancro al bacino: è relativamente semplice individuare il suo conflitto/sentito attuale di svalutazione sessuale, dato che da suo marito non si sente considerata e apprezzata per nulla in quanto donna. Andando ad esplorare più indietro, si riesce a recuperare una serie di situazioni che, ciclicamente, si ripresentano nella sua esperienza di vita e che ruotano attorno allo stesso sentito della svalutazione sessuale .

A 28 anni ( la metà degli anni della consultazione) era stata sedotta dal suo principale che le giurava amore eterno, ma aveva sofferto da morire appena aveva scoperto che lui faceva così con molte altre sue impiegate : in quel momento si era sentita una nullità come donna.

A 14 anni (ancora la metà) aveva sorpreso suo padre che faceva sesso con l’amante : il suo sentito era stato lo stesso della svalutazione in quanto donna.

A 7 anni ( ancora la metà), quando era in un collegio di suore, le era stato chiesto cosa voleva fare da grande e lei con entusiasmo aveva detto che il suo sogno era di sposarsi e avere tanti bambini. La suora l’aveva fulminata con uno sguardo di disapprovazione e disprezzo e le aveva detto che non era una cosa buona quello che lei voleva fare nella vita! Il suo sentito era stato che ciò che era importante per lei era una cosa spregevole per chi si avvicinava a lei. Insomma un grosso seme, un conflitto programmante che al momento non aveva creato sintomi, su un tema che periodicamente si sarebbe ripresentato, come se ci fosse un orologio biologico, che, con cadenza precisa, ciclicamente, le ricordava che aveva l’opportunità di dare soluzione ad un conflitto che era in sospeso da allora.

   L’ipotesi di Fréchet è dunque che, in alcuni casi, ad agire e a sospingere la persona a ripetere situazioni dello stesso tenore emotivo sarebbero dei Cicli Biologici di Memorie Cellulari legati alla registrazione di eventi sia piacevoli che dolorosi su questo immaginario orologio biologico. La registrazione riguarda la carica e la tonalità emozionale – e su questo nessuno ha più dubbi – ma anche l’elemento temporale. Ciò che è registrato evidentemente serve al cervello per orientarsi durante tutta la vita, dato che le sue funzioni sono orientate a garantire la sopravvivenza. Ognuno ha i suoi cicli e i propri schemi ripetitivi : talvolta il solo prenderne coscienza smonta la necessità di fare un sintomo e aiuta la persona a trovare una soluzione adulta a cose che hanno “fermato” il tempo della sua vita.

   Questa registrazione agisce come “complesso”, conflittuale o non conflittuale : si tratta di un evento vissuto a cui è legato uno o più sentiti. Alcuni di questi eventi – ne è piena la casistica psicosomatica – tendono a ripresentarsi a date prevedibili. E’ come se rimanessero programmati, senza possibilità di scarico nel tempo che occorre, e tentassero di fare tentativi di riaffiorare attraverso, per esempio, la conversione psicosomatica.

   Sul piano terapeutico risulta produttivo verificare se per caso non siano all’opera questi meccanismi o a programmare o a scatenare un comportamento sintomatico quando ci si trova di fronte, non solo a malattie, ma anche ad incidenti, aborti (volontari o spontanei), separazioni, cambiamenti radicali, scelte di professioni “riparatorie” di danni subiti o inferti. Spesso, infatti, un dolore o un lutto non fatto ne copre un altro che si è verificato per qualcosa che è avvenuto nell’ottava superiore!

Mai come in questo caso la frase di C.G.Jung risulta appropriata per appuntamenti inconsci e ripetuti con situazioni essenziali non risolte :

Tutto ciò che non affiora alla coscienza ritorna sotto forma di destino”

   Sia nel mondo umano che in quello animale, il ciclo che sembra avere maggiore incidenza in questo ordine di idee è il ciclo legato all’età dell’autonomia. La prima autonomia che salta agli occhi è quella del passaggio dalla vita intrauterina alla vita nell’aria, ovvero il momento in cui il neonato lascia il recinto materno e comincia a respirare e a mangiare in modo autonomo e non più fusionale come avveniva nel liquido amniotico. Questo recinto viene lasciato sempre più ad ogni tappa dello sviluppo (la scuola materna, le elementari, il liceo, l’università, l’arruolamento, il lavoro, il matrimonio… ) e si trova ad una svolta fondamentale quando l’adulto – mediamente dai 16 ai 30 o più anni – comincia a vivere da solo ed è in grado di badare a se stesso. In questa seconda autonomia tutto ciò che è rimasto in sospeso,  si ripresenta. Abbiamo veramente raggiunto l’autonomia quando abitiamo ancora a casa dei nostri Genitori ? o quando, con tutte le più razionali argomentazioni, il papà ci dà ancora dei soldi per sostenere il nostro tenore di vita? o la mamma prepara ancora i nostri piatti preferiti e ci sollecita a passare da casa paterna prima di andare dalla nostra compagna o da nostra moglie? In questi casi, chi trattiene, e chi è trattenuto ?

Ancora un esempio. Una donna è andata via di casa a cercare lavoro a 23 anni circa, ma lo ha fatto senza entusiasmo, dietro pressione della madre. Una delle cose che più l’ha segnata è quella volta in cui, a 12 anni, ha scoperto che suo padre mentiva alla madre e le faceva le corna a sua insaputa. Chi pensate che incontrerà come partner questa giovane donna all’incirca a 35 anni? Incontra un partner di cui lei si fida/non si fida, che forse le ha detto qualche bugia, o forse non le ha mai detto bugie, ma lei pensa che potrebbe farlo e lo tormenta con i controlli…..fino a che decide di lasciarlo!!!

Tutto ciò che è rimasto in sospeso, si ripresenta.

Nella sua nuova tappa del Ciclo di autonomia lei fa quello che non ha potuto fare allora in quanto bambina : lasciare un uomo (suo padre), perché tradisce e soprattutto perché “di un uomo non ci si può fidare!”

Esistono altri cicli rintracciabili – come la Memoria Ciclica Musicale , che obbedisce alle regole degli accordi musicali perfetti con la terza, la quinta e l’ottava – e anche dei sottocicli in cui sembrano agire memorie particolari.

Il Progetto/Senso

   La ricerca di Fréchet ha messo in evidenza l’utilità di esplorare anche le influenze di ciò che si è verificato prima della nascita sulle dinamiche che ci riportano ad incidenti, strappi esistenziali, scelte lavorative e altro. Parliamo del Progetto/Senso personale e del Progetto/Senso Transgenerazionale. Lo studio del Progetto/Senso si occupa di comparare ciò che avviene nella nostra vita fino ad oggi con ciò che è avvenuto in un periodo che va dal desiderio conscio o inconscio dei nostri Genitori di metterci al mondo fino ad un anno di vita, passando quindi dalla vita intra-uterina ( S.Sellam). Un bambino arriva ad essere tale, infatti, a partire dal momento in cui i suoi genitori hanno immaginato, anche inconsciamente, di farlo.

  Cos’è che è importante? Cosa può avere influenzato il Progetto con cui siamo arrivati a questo mondo? Tutto ciò che segna l’ambiente familiare in cui il concepimento, la gestazione e il parto si verificano, quindi il vissuto e i sentiti dei nostri Genitori e dei nostri Antenati durante il periodo a cui abbiamo accennato.

    E’ un concetto non facile da accettare, ma a livello di ipotesi, era stato già formulato da F.Dolto e J.Lacan, noti psicanalisti francesi. Quanto all’ampiezza di questo periodo  – che la maggior parte degli studiosi di psicologia considera il periodo di formazione dell’ inconscio personale  – ci sono molti studiosi che lo estendono fino ai tre-sette anni; sicchè l’arco di esplorazione di un disturbo con l’approccio bio-psicogenealogico potrebbe essere più ampio, a seconda delle necessità e dei primi risultati dell’indagine in sede di consulenza psicogenealogica o di indagine clinica. Il peso e l’impatto più consistente sarebbe legato all’intento di ciascuno dei Genitori, talvolta esplicito ma talaltra implicito o inconscio. Per esempio uno dei due Genitori può essere portatore di un segreto personale impossibile da portare alla luce per lui stesso e che, a posteriori, si può riscontrare avere un impatto molto forte sia come espressione di ciò che la Psicogenealogia chiama Fedeltà Intra-Familiare (es. Un Figlio che si sente amato ed apprezzato solo se riesce bene nello sport in cui il Padre ha subito uno scacco memorabile e indigeribile), sia come espressione di Fedeltà Familiare Invisibile, rivolta al clan. Per esempio, per  ciò che riguarda  me personalmente, il mio primo nome si riferisce al Nonno paterno e al suo primo figlio morto nel fuoco da piccolo, il secondo nome mi rimanda ad un fratellino e ad una mia sorellina nati prima di me morti di pochi giorni, e anche alla sorella amata da mio padre morta suicida molto giovane, a soli 23 anni. La perdita dei miei due fratellini è stato un dolore e lutto impossibile da fare da parte di mia madre, che si è messa subito all’opera per avere un “figlio tutto suo” sperando che rimanesse in vita – lei aveva sposato un vedovo con figli – e da qui è nato l’unico fratello dei miei due genitori che di lutti impossibili ne ha sperimentati quanto serve. Invece la mia data di nascita,  assieme al mio primo nome, che secondo la scelta coscia di mio padre mi era stato dato per vicinanza col santo del giorno della registrazione anagrafica, mi rimanda a risonanze incredibili col Nonno paterno  e al suo primogenito  (v. sopra) morto prematuramente. Ed io ho sposato un uomo col mio stesso nome, fenomeno che si è ripetuto molte volte nel mio Albero Genealogico, soprattutto  con mio padre e tra i discendenti del lato paterno. 

   La Fedeltà Familiare, alla luce di riscontri clinici, sembra influenzare anche malattie e disturbi fisici : un’ *eczema atopica del neonato è molto spesso da correlare con un’attività conflittuale della Madre attorno al tema della “separazione” (l’invariante biologica di tale sentito è sempre l’eczema). E’ come se il Bambino, che impiegherà anni a diventare un individuo, dicesse – per parafrasare C.Flèche – “ Mia Madre parla separazione/Io parlo separazione “.

   Non meno importanti degli intenti genitoriali sono i reperti relativi alle condizioni di nascita, come ritardi/anticipi, parto cesareo, cordone, culletta termica e simili. L’utilizzo clinico di questo strumento si rivela in molti casi determinante e prioritario nella nostra prospettiva.

La Bio-Psicogenealogia

A questo punto, se riconosciamo la valenza euristica del modo in cui la Nuova Medicina, la Decodifica Biologica e lo studio delle Memorie Cellulari assieme alla individuazione del Progetto/Senso concepiscono i possibili meccanismi di sviluppo della malattia e delle difficoltà a realizzare un progetto personale di vita, è evidente che l’intervento terapeutico si apre a prospettive notevolmente più ampie nella lettura dell’ Albero genealogico e ad una integrazione inimmaginabile degli strumenti tipici della Psicogenealogia. Vi pare di valore trascurabile sapere che il Nonno materno è morto di *adeno-carcinoma al pancreas ? Quale è la contrarietà  nel suo ambito familiare, il boccone che non è riuscito a digerire ? E quale relazione c’è tra quello che veniamo a scoprire del Nonno paterno, i conflitti di cui ha patito lui e la patologia che presenta oggi il nipote che viene in consultazione? Come ci può aiutare la nozione di co-coscienza e di co-inconscio gruppale e familiare intuita da Moreno, l’inventore del sociogramma? In che modo questa persona, attraverso questo co-inconscio, è legata a questo e/o un altro ascendente? Come agiscono, cioè, le Memorie Familiari Invisibili a partire dal Progetto/Senso della persona di cui ci stiamo occupando oggi ? E’ evidente che qui lo sguardo si sposta alla ricerca sul Progetto/Senso Transgenerazionale prendendo anche in considerazione il modello del conflitto psicobiologico per le malattie più impegnative che percorrono l’Albero e che riguardano gli ascendenti ai quali siamo particolarmente collegati.

   Per avere un’idea del contributo della Bio-Psicogenealogia, prendiamo il caso di un a donna che vuole una consulenza per *sterilità. Esaminando il suo Albero genealogico si vede che ci sono stati molti bambini morti o abortiti e anche più di un adulto morto in giovane età. In questo clan il dramma familiare e l’effetto ventriloquo del fantasma transgenerazionale (S.Sellam), come in ogni clan, si esprime senza che l’interessato ne abbia coscienza, in quello che fa, nel suo sviluppo psico-affettivo, in quello professionale e nei disturbi fisici. Qui l’ ”ordine” a cui una discendente sembra “obbedire” per Fedeltà Familiare Invisibile sembra essere :

 A che serve fare figli se poi muoiono o li facciamo morire?

Analogamente per donne tanto forti da essere mascolinizzate, che si legano a uomini deboli e hanno difficoltà a vivere la vita di coppia, spesso nell’albero si rintracciano violenze sessuali pesanti a carico delle donne. Qui la F.F.I. sembra dire :

– Se le donne sono forti, non vengono violentate .

Nelle coppie in cui nascono solo figlie femmine spesso si rintraccia un aborto, seguito da un primo figlio maschio che poi muore per disgrazia in giovane età a livello dei nonni o dei bisnonni : e di un dramma del genere il lutto non è mai stato superato. La F.F.I. come un ventriloquo sembra dire :

– Mai fare un figlio maschio per primo; se lo fai, ti muore.

Queta memoria è all’opera  nelle famiglie nelle quali i discendenti non riescono ad avere figli. Spesso è proprio una Lealtà Familiare Invisibile che orienta  traiettorie di vita, e ciò rinvia al famoso libro dei conti familiari in cui ci sono “debiti” da pagare, reali, cioè in soldi, o virtualmente con atti che vanno nella stessa direzione. Un uomo, per esempio, ha tante responsabilità in un’azienda importante ed è ossessionato dall’idea che possa succedere qualcosa di grave ai suoi e persino ai passanti quando lui arresta la macchina al semaforo. Una storia di *ansia e preoccupazione costante è diffusa in famiglia. L’esame dell’Albero non rivela niente di importante a livello della stessa generazione, ma a livello della Bis-Nonna materna fa emergere il caso di un bambino caduto e morto nel fuoco per disgrazia in un momento in cui la madre si era appena allontanata, per sbrigare qualcosa,  lasciando il bambino incustodito. Un debito impossibile da colmare nel cuore di quella madre! Era un debito di attenzione perché non succedesse di nuovo il dramma che era successo, un debito di attenzione e di responsabilità che un discendente si sente in dovere di portare come peso transgenerazionale per Lealtà Familiare Invisibile.

   Cosa vuol dire tutto ciò? Che chi chiede una consulenza genealogica o psicosomatica con approccio transgenerazionale è entrato, suo malgrado, in risonanza con situazioni conflittuali molto gravi, in particolare “segreti di famigliavissuti realmente in isolamento doloroso da un ascendente. Cosa ci può essere stato di tanto grave da non potere essere raccontato? Spesso si tratta di molestie sessuali da estranei o anche di vero e proprio incesto, di prigionia, di assassinii, di  casi psichiatrici gravi, di morti accidentali di bambini o di operai dovute alla negligenza dell’imprenditore che doveva sorvegliare. Questo non-detto – che ben si conosce – o questo segreto – che invece si ignora  si ritrova nella biologia dei discendenti in vario modo: alcuni di loro sperimentano sensazioni strane ed inspiegabili, hanno malattie,  incubi, flash o incidenti particolari in ricorrenze precise, e si sentono come se fossero stati loro i responsabili, o le vittime, di eventi o atti così gravi per la psiche.

   In che modo si trasmettono le Memorie Familiari? In base a quale logica queste toccano una persona e non un’altra? In Psicogenealogia gli strumenti più utili, in aggiunta al Progetto/Senso e altre cose già illustrate, sono attualmente, : l’ordine di fratria o ordine di filiazione, il cognome e il nome/i nomi, se più di uno, e le date. In sintesi, per l’ordine di fratria, i discendenti che occupano lo stesso posto nell’ordine di nascita posseggono la stessa memoria familiare e sono particolarmente “legati” a quelli che nell’Albero occupano la stessa posizione. I conti non sempre tornano immediatamente, perché l’Albero che abbiamo in mente è un Albero del detto, ovvero cosciente: questo, purtroppo spesso è irreale! Mancano frequentemente componenti dell’Albero legati ad un antenato incestuoso (segreto) o donnaiolo che sparpagliava in giro figli che non riconosceva, per esempio, o ad un bambino dato via spesso proprio per queste condizioni di nascita adulterina dolorose e vergognose per l’età e la famiglia, oppure ad una serie imprecisata di aborti o di fallimenti nell’attività lavorativa,  tutte esperienze emotivamente drammatiche di cui non si può parlare apertamente e che confluiscono nella strutturazione di un “segreto”. Ci sono casi di bambini orfani sin dalla più tenera infanzia e che non sanno niente delle vicende drammatiche che hanno portato alla scomparsa dei loro genitori : in casi del genere un *incubo ricorrente in uno dei figli ha potuto permettere di prendere una pista e seguirla fino a rintracciare qualcosa di utile per il problema che il consultante presentava. Talvolta persino un sintomo fisico come un *sanguinamento all’inizio di una gravidanza può essere collegato – ma occorre verificare in modo accurato – ad un gemello morto spontaneamente nell’ Albero ma per il quale non ci sono i segni medici di un aborto.

Se i conti non tornano c’è un errore di calcolo, e se c’è un errore di calcolo ci sono dei buoni motivi nell’Albero! 

Ma in ogni caso occorre andare piano con le ipotesi e non generare false memorie familiari, anche perchè le memorie possono essere relative a vari ordini di cose e agire secondo logiche diverse. Ci può essere stato un dramma a livello dei Bis-Nonni – Memoria di Origine – che si mantiene come Memoria Psicologica nei Nonni e nei Genitori e solo a livello di quarta generazione può presentarsi sotto forma di una Memoria Biologica, ovvero di una malattia fisica in cui il “corpo parla” di quello che “si è dovuto tacere”, per perbenismo o per pericoli di vita. Pertanto, in casi simili,  la malattia può essere legata ad un dramma dei Nonni o dei Genitori. In quest’ultimo caso spesso essa agisce come malattia ereditaria, ovvero obbedisce al meccanismo non infrequente per cui

il conflitto psicologico dei Genitori diventa biologico nel figlio”.

Quando molti membri del clan sono affetti dalla stessa malattia può essere utile ricercare una Memoria Biologica Comune, che può aiutarci a decifrare l’imprinting comune e le affinità biologiche che inducono a vivere le stesse situazioni conflittuali con lo stesso sentito, che, per i meccanismi psicobiologici a cui abbiamo accennato, esitano nella stessa malattia.

La PsicoBioGenealogia

Antonio Bertoli – scrittore, poeta, uomo di teatro,  artista in senso lato, esperto di tarocchi, a lungo collaboratore di Jodorowsky e di Ferlinghetti,  ha portato avanti e ampliato gli strumenti a disposizione nell’ambito della Psicogenealogia. In particolare questo riguarda il filone della Bio-Psicogenealogia in cui la storia familiare è possibile leggerla alla luce di conflitto programmante negli  Ascendenti ( decodificata con l’approccio hameriano al conflitto  che da individuale qui diventa genealogico , v. sopra). Nella trilogia “In nome del Padre e della Madre” – purtroppo rimasta incompiuta per la sua scomparsa prematura – l’autore segue e ridefinisce il filo rosso del legame archetipico tra Famiglia e Malattia.  

In particolare, in sintesi, egli evidenzia che:

  • Non è sufficiente conoscere e prendere atto delle corrispondenze tra sintomi/malattie e sentito biologico (Hamer), per sfuggire ai meccanismi che rovinano la salute, le relazioni tra i sessi e la possibilità di avere successo. Infatti, occorre riconoscere che  nelle dinamiche dell’Albero che ci arrivano, noi quasi rincorriamo inconsapevolmente ciò che riceviamo dalla famiglia transgenerazionale.
  • Occorre, anzi riconoscere che c’è un intreccio stretto tra genealogia, biologia e antropologia e che la trasmissione ereditaria coinvolge sia l’aspetto genetico-biologico che quello psichico
  • In particolare, ciò che influenza la manifestazione degli squilibri dell’archetipo genealogico del Maschile e del Femminile può emergere da una serie di segni che non toccano necessariamente solo la malattia in senso stretto: magari in un sistema transgenerazionale un discendente sviluppa una malattia nel corpo, un altro una patologia psichica, o ancora ci sono in sequenza uomini  e donne che non riescono a consolidare una relazione di coppia,  e ne macinano a catena senza concluderne una, o altri che si rifugiano nel monastero o non hanno figli,  ma anche troppi uomini o donne che muoiono troppo presto, e, inaspettatamente, ma anche qualcuno che – nonostante tutto,  sviluppa una inaspettata resilienza, sta bene in salute, riesce nellavoro e nelle relazioni e non è toccato dai precedenti del suo sistema.
  • Lo studio dell’Albero su 3-4 generazioni ha l’obiettivo di seguire e valorizzare l’intreccio tra 1.una matrice evolutiva del genere umano, 2.una matrice biologica e la tappa fondamentale –  molto recente, perciò fragile ancora – in questa evoluzione in cui i Maschi sono diventati Uomini e le Femmine sono diventate Donne, e infine 3.una matrice genealogica in cui si sono stratificate esperienze di com’è stato essere U o D in quella famiglia. I temi che vengono esplorati nella lettura dell’Albero Genealogico sono fondamentalmente :
  • 1– la relazione tra l’archetipo di Eros (presenza, accudimento, collaborazione) e Thanatos (assenza, inadeguatezza, scomparsa precoce) nella declinazione dello specifico Albero, ciò che l’autore definisce la Teoria degli Archetipi primari  proveniente dalla  Psicanalisi Transgenerazionale;
  • 2- l’analisi  dettagliata nella fratellanza del cliente  per individuare  specifici “contratti di relazione” proiettati su ciascun figlio dalla coppia genitoriale in rapporto a dinamiche in sospeso con i relativi genitori ( cioè in nonni del cliente);
  • 3– gli “atti poetici” personalizzati (che hanno la stessa funzione degli atti psico-magici di Jodorowski -e da prescrivere all’alberando in base ad un ordine di urgenza che il facilitatore deve saper riconoscere e proporre. Tali “Atti” rientrano nell’utilizzo dell’Arte  e della sua capacità di “creare” come strumento di guarigione, proprio come praticato in ispecie dal grande M.Erickson e da A. Jodorowsky. Eseguire coscienziosamente gli Atti prescritti permette all’interessato di attingere non solo alle memorie transgenerazionali sedimentate nel tempo – che emergono da ripetizioni di destini e sindromi penose – ma anche ad una dimensione archetipica ed immaginale in particolare  quando quella genealogica è estremamente carente, del tutto assente e indisponibile per i discendenti. Un sapiente sguardo di riconsiderazione contestuale e un lavoro di  ri-connotazione  positiva apre le porte ad una “nuova storia” che offre  a noi Neo-nati opportunità e risorse che non erano a disposizione dei nostri Ante-nati, travolti con/senza colpa da promiscuità, fallimenti, perdita della salute e persino della vita in età  inammissibili.

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