Cos’è

 

La “nuova ipnosi” di M.H.Erickson

   L’ ipnosi classica era basata soprattutto sulle suggestioni dirette per influenzare la mente di chi chiede aiuto; queste suggestioni spesso possono suscitare resistenza e risultare poco efficaci in chi è analitico o critico nei processi di pensiero. Poche persone sono disposte ad obbedire agli ordini perentori, e oggi ancora meno di ieri.

   L’ipnosi ericksoniana, detta anche nuova ipnosi riesce molto di più a raggiungere l’inconscio del cliente/paziente perché è indiretta e permissiva. Prima di tutto si preoccupa di stabilisce il rapport, ovvero una relazione esclusiva e di collaborazione-fiducia tra il soggetto e l’ipnoterapeuta; poi afferma truismi che descrivono la realtà che osserva nel qui ed ora del paziente come terreno preparatorio per presentare suggestioni che passano inosservate sul modo in cui vorrebbe sentirsi la persona, la quale si percepisce sempre rispettata e si orienta al cambiamento desiderato in modo impercettibile. Erickson induceva la trance senza rituali formali: dopo lunghi racconti a volte noiosi, a volte incomprensibili per la mente conscia – che veniva intenzionalmente depotenziata – la persona spesso andava via senza rendersi conto di essere entrata e uscita varie volte dalla trance. Nel metodo ericksoniano all’inconscio del cliente/paziente è lasciata la libertà di dare alle parole dell’ipnoterapeuta i significati che egli ritiene più utili per sé: per effetto di suggestioni indirette la persona mette in atto un processo trans-derivazionale di possibili significati che gli sembra di poter cogliere in analogia con la propria condizione attuale o per dirigersi verso la soluzione del problema. Nella pratica di questo tipo di ipnosi le suggestioni sono presenti, ma prevalgono i movimenti di evocazione.

   La frase di M.Erickson che racchiude tutto è :”La trance non fa altro che permettervi di utilizzare tutte le cose che avete già imparato”. Tutto ciò che mostra il soggetto può essere utilizzato (dallo sbadiglio agli occhi ostinatamente aperti, dalla resistenza per le suggestioni di levitazione alla capacità di ricordare e di dimenticare): ovvero tutto può essere integrato con una ri-definizione della sua utilità e di qualunque risposta come una cosa positiva. E’ un approccio naturalistico, frutto delle scoperte su di sé e delle invenzioni che il grande psichiatra ha effettuato sui processi ideomotori quando è rimasto paralizzato da giovane, e da anziano, e ha dovuto re-imparare a camminare osservando la sorellina. E’ un approccio basato sull’empatia e su una visione positiva dell’altra persona di cui conosce, riflette e utilizza la concezione del mondo per aiutarla a cambiare negli aspetti disfunzionali : il linguaggio ipnotico, con cui si faceva strumento di bio-feedback per il cliente/paziente, è connotato da un uso creativo e inusuale che si serve di metafore isomorfiche e racconti metaforici, disseminazione di immagini che costruiscono una trama parallela al senso concreto del discorso, simboli, istruzioni di processo, doppi legami e paradossi tra i quali si muoveva lasciando sorpreso il paziente, che in questo modo si attivava per nuove associazioni. Non una serie di tecniche, ma una vera e propria arte che richiede molti anni di studio, di attenzione all’altro e di sottigliezze uniche, calibrate proprio su quella persona.

 

Ipnosi regressiva e

Terapia Regressiva

   Man mano che andiamo avanti nella vita diventa sempre più evidente che tutta la nostra vita “porta il segno” di quando e dove siamo stati concepiti, perché (per caso? o per il fatto che uno dei due genitori voleva quel figlio? e chi non lo voleva?..), come siamo nati (le tracce mnemonico-sensoriali del tipo di parto), come abbiamo vissuto soprattutto i primi anni di vita. Gli eventi di maggiore impatto si risolvono quasi sempre in un “imprinting” che influenza come noi sperimentiamo noi stessi e il mondo, come rispondiamo emotivamente alle situazioni di vita in modo automatico. Tutto ciò nella nostra cultura positivistica viene concepito come acquisito e rinforzato a partire dal momento della nascita. Sicché, quando le nostre risposte slittano sul terreno minato dei sintomi, fisici o psichici o relazionali, tutti gli approcci psicoterapeutici rientranti nella cosiddetta “talk therapy” ( terapia che si basa sulle parole) tendono a modificare il modo di risposta appresa agli eventi, agendo su una o più aree ( cognitiva, emotiva, comportamentale) con tecniche mirate a toccare il livello conscio e/o inconscio. Quando il livello di sofferenza va oltre aspetti “normalmente “ nevrotici e sfocia nella vera e propria malattia mentale, si fa poi ricorso alla psichiatria e ai farmaci.
La realtà è che non sono infrequenti sintomi che non rispondono né alle psicoterapie, né ai farmaci: in particolare parliamo di fobie inspiegabili e resistenti ad ogni trattamento, o di pensieri e comportamenti ossessivo-compulsivi che ci imprigionano in rituali e ripetitività che ci tolgono i respiro, di esplosioni di rabbia distruttiva, di incapacità a percepire ed esprimere emozioni, di disturbi alimentari ostinati, di sintomi tipici (amnesie, flashback, incubi..) della sindrome da stress post-traumatico (situazioni in cui ci si è sentiti in pericolo di vita), o dell’ attrazione incontenibile verso persone e tipi di relazioni che si risolvono puntualmente in modo disastroso; in quest’ultimo caso la persona può sperimentare di essere come condotta da qualcosa di estraneo a ciò che lei pensa o farebbe se non fosse “come” costretta in quel pattern relazionale.

Regressione di gruppo

In casi del genere la Terapia regressiva spesso appare come un intervento promettente e che va fuori dei canoni. Questa terapia non è attualmente soggetta alla definizione e al rispetto di standard procedurali ed etici, e di fatto viene praticata da vari “terapisti”, ovvero operatori che popolano le professioni d’aiuto di primo soccorso e che lavorano sul fronte del benessere e del riequilibrio psico-fisico senza avere finalità terapeutiche in senso stretto : massaggiatori, “guaritori”, operatori e counsellors olistici e simili. Gli strumenti più utilizzati per sollecitare uno stato regressivo vanno dalla visualizzazione guidata ai viaggi sciamanici, dal massaggio profondo ed altre tecniche di terapie corporee alla respirazione olotropica del Rebirthing, dalla meditazione profonda all’ ipnosi praticata da ipnotisti o da ipnologi (non psicoterapeuti). Quando si lavora con la Terapia regressiva si entra in un reame diverso da quello della psicoterapia, si entra in quello della spiritualità, basato su una credenza, quella nella reincarnazione e nel karma. Con questo approccio si esplorano vite passate e “ogni vita” ri-vissuta in regressione contiene in sé elementi di splendore e storie di fatica, pagine di crescita favolosa e di perdite e lutti che in qualche modo si possono collegare al disturbo. Queste sedute, se condotte senza fanatismi, sono esperienze che fanno parte del teatro cosmico che chiamiamo vita, per dirla con H.Bolduc. Gli esercizi di regressione vengono intesi come regali per rinfrescare la memoria, per mettere insieme pezzi di un puzzle relativi non tanto al destino di una vita concreta, bensì al destino ed alla evoluzione dell’ anima. In tal senso la cosa importante per chi si imbarca in questo viaggio è il processo, non la scoperta di un contenuto soggetto ad una qualche verificabilità. Un’ esperienza del genere non ha scopi utilitaristici ed immediati, ma è comunque evidente che l’effetto più consistente di essa è quello di riconoscere in ipotetiche “altre vite passate” , o anche in “vite parallele” un pattern simile a quello che si verifica nella vita attuale, e ciò può tradursi nel comprendere perché la vita attuale è com’è. Dalla comprensione scaturisce una certa saggezza, dalla saggezza la fiducia, con la fiducia si sconfigge la paura di affrontare le difficoltà della vita presente.
Una prospettiva spirituale può avere un profondo impatto sul desiderio di migliorare la propria vita. 

   Ci sono forme di Terapia regressiva che fanno ricorso più che alla trance tradizionale, ad una cosiddetta coscienza vigile (Dethlefsen), uno stato di coscienza meditativo, in cui, con supporto di chi guida la regressione il soggetto lavora a riconoscere e interpretare pensieri e immagini interiori che affiorano nella seduta.
Il presupposto di questo tipo di terapia regressiva è la convinzione che la coscienza non si sviluppa dopo la nascita, ma è presente alla nascita, anzi, al momento in cui una persona è concepita, essa si unisce con la materia, il corpo, e lo lascia al momento della morte quando l’esperienza vissuta, concluso il motivo di quella incarnazione, ritorna in un altro corpo. La morte, e il modo in cui si verifica ogni volta, è il punto focale di questo modo di concepire e praticare la Terapia regressiva affinché l’interessato possa guadagnare insight sul suo progetto di vita, un insight che spieghi il disagio, i sintomi, le malattie, gli incidenti. Individuare la propria responsabilità, uscendo dal ruolo di vittima a cui le cose capitano, è il punto di svolta per “guarire”.

 

Il lungo viaggio
   Questa esperienza può risultare catartica e liberatoria, ma non è esente da rischi consistenti di confabulazione. Nello stato modificato di coscienza, comunque indotto o acquisito, per il cervello un’esperienza reale e una virtuale hanno lo stesso impatto. E’ questo che rende infatti possibile l’efficacia di psicoterapie che lavorano sui meccanismi inconsci della mente e che puntano a modificare a livello profondo delle reazioni disfunzionali apprese. Pertanto ciò che dalla persona in regressione viene riferito come proprio vissuto non è detto che coincida con fatti “oggettivi”, ma può essere espressione di elaborazioni consce e inconsce che assumono la funzione di simboli o di metaore. Ciò riguarda anche le esperienze dei cosiddetti rapimenti da parte degli UFO.   Le concordanze tra quanto evocato o immaginato in regressione e certe località ed edifici visitati durante una vita passata, talvolta sono state confermate in parte da sopralluoghi; altre volte si è potuto verificare che la persona aveva conoscenza di certi luoghi e costumi attraverso film e letture risalenti anche a molti anni prima. Il problema dell’attendibilità delle vite passate/parallele, pertanto, rimane aperto. Ma ciò nulla toglie ai benefici documentati da terapeuti esperti a livello mondiali di Ipnosi regressiva Spirituale: si tratta di un’esperienza accompagnata da professionisti dall’etica cristallina, ovvero ripuliti da intenti personali e ideologici, competenti e consapevoli anche del tipo di personalità con cui hanno a che fare, dello stato di eventuale sbilanciamento psico-biologico [ interessante come definisce il Dr. Hamer  queste esperienze analizzando l’attivazione di vari relé cerebrali nella fenomenologia soggettiva della regressione ]. E’ importante conoscere anche la Biologia e riconoscere la condizione in cui il cliente può essere temporaneamente, è un “must” essere ferrati nel riconoscere e compensare i rischi, certo non frequenti, di scompensi di persone temporaneamente/tendenzialmente disturbate, che presentano segni della serie mitomane, magalomane e persino depressiva.

“Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono strasicuri,
mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi”- B. Russel

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