Freud e i sogni

La ricerca delle neuroscienze nella seconda metà del 900 è stata centrale nell’approccio delle scienze alla questione di come la mente emerga dal funzionamento del cervello, ed ha raggiunto in ciò dei risultati senza dubbio spettacolari ed insperati solo fino a pochi decenni prima. Ma è indubbio che identificare le attività della mente con quelle del cervello, come sostengono molti scienziati, e, per ciò che riguarda i sogni, rifiutare di accettare che i sogni possano avere, ed abbiano, dei significati, al di là dei meccanismi fisiologici che li rendono possibili appare sicuramente un punto di vista riduzionistico : esso, cioè, rischia ti togliere anziché  aggiungere alla ricerca vera. Queste scienze, in realtà, mirano soprattutto ad individuare le strutture cerebrali coinvolte nel sogno e, man mano che ottengono risultati di rilievo, avanzano ipotesi sulla partecipazione di queste strutture ai processi di memoria, alla costruzione spaziale, al controllo degli istinti. 
In una direzione opposta si è mossa la Psicanalisi, fondata da Sigmund Freud (1856-1939), il quale ha basato tutta la sua ricerca sull’assunto che i sogni abbiano un significato, che va ricercato nella relazione specifica che si stabilisce con l’analista, con relativo transfert, e nella storia affettiva del sognatore. La complessa teoria sostenuta da Freud ne “L’interpretazione dei sogni” – data alle stampe nel novembre del 1899 ma pubblicata intenzionalmente con la data del 1900 – costituisce senza ombra di dubbio uno spartiacque negli studi sui sogni, al di là di ciò che resta oggi incontestato del pensiero del suo geniale autore. Il Novecento che conosciamo senza il pensiero di Freud sarebbe impensabile. Come lo sarebbe ignorare che  a svolgere una funzione euristica nell’elaborazione delle idee di Freud fu decisivo il lavoro di un’autoanalisi serrata che egli portò a fondo per cinque anni basandosi proprio sull’esame e interpretazione dei suoi stessi sogni, oltre che quello che ritrovava nei suoi pazienti. Ai fini di questo articolo riassumiamo i punti-chiave dell’approccio freudiano ai sogni:

  •  Freud teorizza in modo esplicito un universo mentale in cui lo spazio dellacoscienza, dove dominano la ragione e la volontà, viene ridimensionato in modo consistente a favore di quello dell’ inconscio, in cui dominano  invece “pulsioni rimosse”, prevalentemente aggressive, autodistruttive, sessuali, di piacere. Le pulsioni sono a-morali, obbediscono solo al “principio del piacere”, ovvero tendono alla scarica per ridurre l’energia eccedente che le caratterizza. Il mondo interiore inconscio trova espressione nei proverbi, nelle sbadataggini, negli atti mancati, nei lapsus della vita di ogni giorno, nei sintomi nevrotici  e, soprattutto, nei sogni.

Pulsioni rimosse: M.Ernst”Le tentazioni di S.Antonio”
  •   L’apparato psichico è strutturato, allora, a più strati: quello della “coscienza” oIo di cui l’individuo ha consapevolezza; quello del “preconscio”, costituito da contenuti latenti che possono diventare coscienti se messi a fuoco dall’attenzione e dalla memoria; infine quello dell’ “inconscio”, detto Es : l’’energia pulsionale per antonomasia in realtà, dice Freud, è quella sessuale, detta anche libido. L’ Io, invece, è la facciata dell’Es, il suo aspetto conscio che ha la funzione di ponderare se le pressioni dell’Es possano venir soddisfatte in forme accettate dal vivere civile. Il Super Io, infine, è il rappresentante degli ideali, dei valori, delle norme morali che ciascuno di noi acquisisce sin dall’infanzia dall’ambiente familiare, scolastico e generalmente sociale, e riflette tutto ciò in maniera in parte consapevole, in parte inconsapevole. La pressione delle pulsioni si scontra di continuo con i freni posti dal Super Io sì che l’Io si trova a fare un’opera continua di mediazione mirante ad incanalare le pulsioni stesse nella logica del “principio di realtà”.
  •  In questo caso la spinta della pulsione si trasforma in nevrosi e in complessi (ad esempio il complesso di Edipo, di Elettra, di inferiorità,…). La nostra vita psichica è dunque un campo di tensioni in cui si va alla ricerca di un equilibrio difficile fra le tre istanze che la caratterizzano: Es, Io e Super-Io.
  •  Secondo Freud il sogno è come un sintomo nevrotico, un sintomo che ha il vantaggio, rispetto a quello nevrotico, di presentarsi in tutte le persone sane. L’interpretazione dei sogni è la strada maestra verso la conoscenza delle attività inconsce della mente.  Quindi, per Freud, in linea con l’antica tradizione, è fondamentale il lavoro che serve ad interpretare i sogni per trovarne un senso nascosto che non appare da sé.

    


Mostri onirici
  •  IL sogno non è frutto di un’attività psichica ridotta, ma è qualcosa di “qualitativamente diverso”: il risultato è una serie di immagini a volte chiare e strutturate, sensate e logiche, altre volte tenui, vaghe, nebulose. I sogni a volte sono sensati, a volte “confusi, idioti, assurdi, spesso addirittura pazzi”; a volte l’esperienza ci lascia freddi, altre siamo così coinvolti da provare dolore fino a piangere, soffocati d’angoscia fino a svegliarci. I sogni possono comparire un’unica volta o ripresentarsi con piccole varianti.
  •  I suoi contenuti possono essere influenzati da stimoli degli organi interni del sognatore o da stimoli esterni (che si verificano spontaneamente per motivi biologici o sono applicati sperimentalmente sul corpo del sognatore, ad esempio): ma è certo che gli stimoli vengono elaborati; ad essi si allude nei sogni inserendoli in un contesto, o sostituendoli con qualcos’altro. Difatti il sogno che noi ricordiamo e raccontiamo è il risultato di un lavoro onirico che lo rende difficilmente riconoscibile. Freud dice che è molto probabile che il sognatore sappia “cosa significhi il suo sogno, solo non sa di saperlo, e per questo crede di non saperlo”. 
  •  Alcuni sogni li colleghiamo intuitivamente alla soddisfazione di un desiderio che sappiamo di nutrire (questi sogni Freud li chiama “di comodità“), mentre altri sembrano del tutto enigmatici pur essendo noi i medesimi sognatori. Essi, esaminati a fondo, ci riportano a desideri più profondi di quanto non pensiamo, a desideri non coscienti , i quali affondano le loro radici addirittura nell’ infanzia. Si tratta di desideri di natura prevalentemente aggressiva o sessuale che, proprio per questo incontrano lo sbarramento della coscienza morale, religiosa e sociale che nel bambino si va formando: sicché, sentiti come pericolosi dal suo Super-Io, dato che subirebbero la disapprovazione e il rifiuto affettivo delle figure genitoriali, essi subiscono un processo di rimozione che li colloca, reprimendoli, nell’inconscio (Es). La rimozione, pur impedendo alle pulsioni ormai divenute inconsce di divenire coscienti, non ne elimina le energie che le anima e, quando il controllo è allentato – come avviene mentre dormiamo – essa trova il modo di farle manifestare, seppure in maniera “camuffata”, nei sogni e, da svegli, nei sintomi nevrotici.
  •  I residui diurni pre-consci e gli stimoli sensoriali e somatici finiscono per costituire la materia grezza su cui si costruisce il sogno, materia che appare innocua al soggetto o addirittura senza senso quando egli è ormai sveglio.
  •  Possiamo dire, allora, che il sogno realizza una soddisfazione immaginaria di qualcosa che è inaccettabile alla coscienza morale da svegli, e, in questo, svolge la funzione di “guardiano del sonno”. Ciò vale anche per i sogni angosciosi e gli incubi veri e propri, per quanto possa sembrare strano: in questo caso il desiderio prodotto dall’inconscio sarebbe rifiutato da tutto il resto della mente e il desiderio soddisfatto sarebbe da attribuirsi al Super-Io, cioè l’istanza critica e primitiva che punisce il sognatore togliendogli il piacere di sognare. Ed è per questo che egli si sveglia con le sensazioni e le emozioni così spiacevoli che ognuno ha sperimentato nel corso di alcuni sogni sconvolgenti.
  •  Essi, i sogni,  sono anche una formazione di compromesso tra le pretese della pulsione inconscia e la resistenza della censura dell’Io. E’ il rimosso che viene a galla per vie traverse. Si capisce anche perché Freud consideri il sogno l’appagamento di un desiderio: meglio sarebbe dire l’appagamento allucinatorio e mascherato di un desiderio rimosso.  Infatti, quando dormiamo, la resistenza dell’Io che provoca la rimozione non è abolita: essa continua ad agire tanto da esercitare una vera e propria censura onirica dell’Io la quale deforma i contenuti onirici pre-consci così da non farli affiorare in modo diretto e non renderli riconoscibili dall’Io. Il lavoro onirico (elaborazione primaria) consiste, dunque, in una deformazione sistematica che può esitare nella condensazione (gli elementi importanti del sogno vengono concentrati in un’unica immagine che, da svegli, non riusciamo a “smontare” intuitivamente), nella dispersione (che è l’operazione opposta), nello spostamento di emozioni e persone (insomma, se a fare quella cosa inammissibile è qualcun altro, non noi, se la persona per cui si prova attrazione sessuale o desiderio di eliminarla non è la mamma o il papà ma un amico che somiglia loro molto alla lontana…, se il piacere proibito è relegato ad un particolare che da svegli ricordiamo appena, allora il lavoro di deformazione e camuffamento è ben fatto!), nella simbolizzazione (i simboli stanno al posto di qualcos’altro: l’imperatore e l’imperatrice o grandi uomini possono rappresentare i genitori del sognatore; tutti gli oggetti allungati – come bastoni, tronchi d’albero, ombrelli, spade e altre armi acute… – possono rappresentare l’organo sessuale maschile; lo stesso può essere con il cappello o il numero tre, e così via; allo stesso modo i contenitori o gli oggetti cavi – come scatole, valigie, cassette armadi e forni… – possono rappresentare l’utero, come le stanze o il paesaggio nei sogni possono rappresentare gli organi sessuali femminili), o anche nelladrammatizzazione (i pensieri possono venir rappresentati da immagini e azioni).
  •   Freud aveva affermato che “non tutti i sogni esigono un’interpretazione sessuale”; ma, nello stesso tempo, “molti sogni che sembrano indifferenti… rivelano impulsi di desideri inequivocabilmente sessuali e spesso totalmente insospettati”, talora di natura edipica: un esempio di quest’ultima tipologia è il sogno di trovarsi in paesaggi in cui si ha la sensazione netta di “dèja vu”, ovvero di posti in cui si è stati (i genitali della madre).   Simboli fallici
  •  Ciò che da svegli ricordiamo del sogno è il contenuto manifesto. Esso ci appare in due forme: quella “eidetica” (le immagini) che è irricostruibile nell’analisi, e quella “mediata”, ovvero raccontata. Il sogno non esiste prima di subire la deformazione anche del linguaggio con cui viene comunicato e raccontato. Il contenuto manifesto è molto concentrato e limitato, anzi a prima vista sembra spesso insignificante. E’ la censura che si preoccupa di portarci all’oblìo del sogno consentendoci di ricordarne solo delle parti che sono quelle che raccontiamo (elaborazione secondaria) e che sembrano avere una continuità la quale, in realtà, è ri-costruita. Il testo verbale del sogno, ovvero il racconto che è già stato adattato alle regole della linearità del pensiero cosciente, offrirà allo psicanalista, che ha una conoscenza più ampia dei simboli, gli strumenti per fare il percorso a ritroso che, attraverso il metodo delle libere associazioni, può portarci al contenuto latente del sogno, che ne è il cuore.
  •  I simboli che incontriamo in questo percorso, che rimangono sempre ad un paradossale livello multiplo di significati, ci riportano ad una preistoria che, in parte, riguarda l’infanzia dell’individuo (ontogenetica), in parte riguarda la preistoria dell’umanità (filogenetica). Il simbolismo, secondo Freud, non è peculiare dei sogni, ma è un metodo di rappresentazione indiretta, ovvero della rappresentazione inconscia che si ritrova anche nei miti, nel folklore, nelle leggende: in alcuni casi la relazione con la cosa rappresentata è ovvia, in altri c’è qualcosa di enigmatico che l’interpretazione sfiora appena. Inoltre alcuni simboli sono antichi quanto la lingua, altri sono stati creati più recentemente nel mondo contemporaneo dal sognatore. I sogni delle persone che non presentano segni seri di nevrosi presentano gli stessi simbolismi dei nevrotici, solo che è più facile e  meno contorto il percorso che ci fa avvicinare alla cosa a cui allude il simbolo.
  •  La psicanalisi si presenta, in definitiva, come un metodo che risulta terapeutico perché si muove non per recuperare una verità storica obiettiva, ma per utilizzare i ricordi del passato – che sono sempre “ricordi di copertura” – per fare una ri-costruzione inedita della storia del paziente. In questo percorso il sogno occupa un posto di rilievo: quella che racconta il soggetto è una verità narrativa che spetta all’analista ordinare e che, quando funziona, può portare all’ insight e alla guarigione.

Mostri mitologici

     Oggi come oggi possiamo dire che il mondo freudiano, nonostante tutta l’opera eccezionale di teorizzazione sul funzionamento psichico e su quello che si può ottenere con la cura psicoanalitica, non corrisponde più alla realtà delle conoscenze attuali sulla mente e all’elaborazione di altre teorie che sul piano psicoterapeutico risultano più efficaci e più rapide.  Inoltre, in relazione all’uso terapeutico dei sogni, ci preme aggiungere che il sogno non riguarda solo l’ambito clinico, ma è un’esperienza ordinaria della nostra “normale” mente sognante. E l’inconscio così come lo ha teorizzato Freud. secondo Nietzsche, porta l’uomo a bloccarsi nel passato. Con Nietzsche ci sentiamo di sostenere che l’uomo ha bisogno non solo di ricordare (quello che fa con la psicanalisi), ma anche di dimenticare, altrimenti rischia di andare verso la nostalgia, la paralisi della depressione, la ruminazione ossessiva del senso, la incapacità e la impossibilità di separarsi da un passato che sarebbe potuto essere. Allora appare notevolmente più euristico l’atteggiamento di Sartre, il quale  sostiene che, per riscrivere la propria storia, occorre prospettarsi non un inconscio-deposito, l’archivio in cui ci sono solo le tracce scritte dalla relazione con la famiglia, la società, la storia – tracce che solo lo specialista può cogliere e decifrare (!) – ma piuttosto un inconscio-orizzonte che riguarda l’avvenire, il posto verso cui orientiamo il nostro poter-essere. Insomma, a fronte della cultura del sospetto che sostiene che il disagio che possiamo vivere da svegli e che trova riflesso nei sogni sia legato al passato bloccato e camuffato dall’inconscio, man mano si è andata affermando l’esigenza di basarsi, anche per i sogni, su una cultura della fiducia. E la “troupe notturna” che trova e costruisce le immagini di cui sono fatti i nostri sogni  è più verosimile che lavori a nostro vantaggio, non solo contro di noi.

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