L’esperienza delle costellazioni

 

 

Psicoterapia e Costellazioni

  Uno psicoterapeuta che si spinge a partecipare ad una Costellazione Familiare guidata da Bert  Hellinger  – o da uno dei migliaia di “costellatori” usciti dal training con lui e che operano in tutto il mondo – spesso lo fa per curiosità verso un approccio che suscita grande passione  in chi lo ha provato e  grande avversione in chi ne ha solo sentito parlare oppure, dopo aver provato, magari ne usa tecniche sorprendentemente efficaci, ma non se la sente di mettere in discussione il suo ruolo di “psicoterapeuta” canonico. E’ facile, infatti,  trovare tra i sostenitori chi è talmente affascinato dal metodo che non riesce sempre a mantenersi equanime, mentre tra i detrattori c’è  chi polemizza per partito preso, o per paura di dover prendere in considerazione parametri di valutazione inusuali per il proprio status professionale. 

   Effettivamente l’esperienza è talmente fuori dai canoni, che si può comprendere il disorientamento di alcuni o la cautela, se non l’atteggiamento polemico, di altri. Sarebbe più semplice accettare che questo approccio, così come ne scrive e come lo mostra in azione B.Hellinger, che di psicoterapia se ne intende, non è un trattamento psicoterapeutico e si muove su un livello diverso da quello della psicoterapia: egli lo definisce un  “incontro con la realtà”. Se dalla rappresentazione, senza copione predefinito, scaturiscono miglioramenti delle relazioni interpersonali e, persino, di alcuni disturbi e malattie fisiche e psichiche anche molto gravi, ciò non  è nelle mani di un uomo. Essi scaturiscono dalla realtà. Meglio, dal riconoscere ciò che è. Avvengono, quando avvengono, e su piani e tempi non immediatamente riconoscibili allo sguardo di un professionista della salute mentale come noi siamo stati formati ad essere. Spetta al medico, invece  – dice Hellinger – avere e usare le competenze per “guarire” così come intendiamo comunemente.
Certo è che, quando si parla di sintomi e malattie, il modello che abbiamo in mente noi tutti – sia nella medicina scientifica occidentale che in quelle alternative, sia in psicologia che in psichiatria – è che  ci sia un rapporto di causa-effetto tra terapie e guarigione. Che il sintomo sia fisico, psichico o psicosomatico conta poco; facciamo fatica a riconoscere che i piani della malattia sono molteplici e non c’è verso di verificare a quale avviene la guarigione, se  e quando avviene. Allora, con W.Nelles, uno psicoterapeuta che studia  e conduce costellazioni, possiamo dire che “la costellazione non cura le malattie. Cura l’anima, rimette in ordine  le cose fuori posto nell’animo individuale e familiare. Consente di mettere ordine. Le malattie esprimono spesso problemi interiori e anche disordini sistemici, e in questo senso sono un tentativo del sistema corpo-anima-spirito di allentare la tensione che deriva da questo disordine. Si tratta però di un tentativo vano, perché va a scapito dell’organismo; ma nello stesso tempo, offre l’opportunità di allargare lo sguardo a tutti quelli che di quel sistema fanno parte.

    Come me, i professionisti della salute e del benessere psichico hanno potuto personalmente verificare che  molte dinamiche disfunzionali nelle persone, nelle famiglie e nei gruppi investono livelli più profondi di quello che si intende comunemente con  la parola psiche. Questa, nelle discipline che se ne occupano (psicologia, psichiatria..) si è vista restringere il proprio ambito semantico – per comprensibili ragioni storiche – alla mente e al comportamento, e questo è avvenuto ad opera della cultura positivistica che fa della scienza un mito. Eppure, etimologicamente, la parola significa appunto anima, soffio vitale, spirito. Bert Hellinger, bisogna dargliene atto, ha avuto il coraggio di reintrodurre nella psicologia occidentale la parola anima e di catapultare chi partecipa ad una rappresentazione in un crogiuolo di chissà quante generazioni in quell’ insieme di energie che sostengono la vita e la fanno evolvere : è questo ciò che sembra essere l’anima di cui Bert parla, ed è a questo livello che lavora con le costellazioni, verificandone e percependone l’ampiezza senza preclusioni concettuali. Come un visionario, stando centrato su ciò che la rappresentazione mette in luce, si espone a ciò in cui l’anima può essere rimasta ferita e la lascia agire : il malessere, personale e familiare, ci segnala una esclusione, e a percepirla sono i rappresentanti o il conduttore.  È stupefacente l’effetto che fa una frase che viene sentita e pronunciata da un rappresentante o suggerita da Bert : “ Qui c’è stato un omicidio”, oppure “ il Movimento è chiaro : quest’uomo va verso la morte”. E’ una percezione, valida in quel momento, e il cliente può rifiutarla o lasciarla agire e, così concedersi di ampliare il suo sguardo e il suo cuore, col tempo. 
Nessuna intenzione, per esempio di “voler guarire”; nessun giudizio, su buoni e cattivi;  nessuna paura rispetto a ciò che può emergere dalla realtà così come appare “fenomenologicamente”: può essere la salute, la vita, ma anche un destino di morte.

   Ogni mossa, ogni spostamento di rappresentanti fatto per testare cosa manca o cosa va visto, ogni frase terapeutica suggerita mentre lui guida una costellazione, ogni visualizzazione che propone ai suoi allievi, o a chi gli chiede uno sguardo che vada oltre le diagnosi da cui non si è tratto  giovamento, è sempre orientata ad un aiuto per chi è in difficoltà . Egli non combatte contro qualcosa o qualcuno, mira invece alla pacificazione con chi è stato espulso, a qualsiasi livello della coscienza. Ciò che Hellinger riesce a fare è cogliere i Movimenti dell’anima – ovvero della forza vitale sistemica di cui facciamo parte – che si esprimono in posture, sospiri, sensazioni dei rappresentanti che squarciano veli su legami e disordini che fanno ammalare e aprono possibilità di riconciliazione, nella  persona, tra le persone, tra i  popoli. Quando è questo che aleggia  durante una costellazione, siamo in presenza di veri e propri Movimenti dello spirito.

    E’ un capovolgimento a 360° degli assunti e dell’etica che guida ogni psicoterapia, ogni medicina moderna ed ogni relazione di aiuto a cui siamo stati orientati nella formazione professionale di tipo occidentale. Uno psicoterapeuta, di fronte al paziente che presenta dei sintomi, lavora con un obiettivo, segue un programma, utilizza dei metodi previsti dagli assunti teorici e dalle classificazioni dei disturbi con questi correlate, stipula un contratto, verifica i risultati, influenza la direzione in cui si muove il suo paziente : insomma ha in mente come dovrebbe essere il paziente per stare bene. Di solito, se tra lui e il cliente/paziente si è instaurata una buona alleanza terapeutica, i sintomi psichici e comportamentali migliorano, specie quando il corpo non è danneggiato in modo estremo così che i risvolti fisici del disturbo siano ancora trattabili con la medicina. 
Quando, invece, si lavora con le costellazioni, può avvenire un miglioramento sensazionale senza la diagnosi tradizionale a cui ci ha abituato il DSM o la medicina descrittiva, senza una sequenza preordinata di passi e di sedute in uno studio, anzi, paradossalmente, i risultati più profondi  si possono registrare con la rinuncia alle intenzioni come atteggiamento terapeutico e col non legarsi ad un percorso di trattamento. Il che non esclude che si possano cogliere correlazioni possibili e frequenti tra eventi drammatici della famiglia, anche di varie generazioni antecedenti, e il disturbo che si presenta in chi chiede aiuto, ora. Correlazioni, non cause. E il miglioramento, quando si ha il coraggio di “vedere” dove l’anima comune è stata ferita, si verifica a livello dell’anima, non solo della psiche (come la intendiamo oggi) e del corpo. Quello che c’è da “vedere”, quando ci è dato di vederlo, è lì sulla scena, presentificato dai comportamenti e dalle sensazioni dei “rappresentanti” che si sentono mossi da percezioni inesplicabili sulla base della loro storia personale. Allora una “frase rivelatrice”, che  il costellatore propone ad alcuni di loro, apre uno squarcio su livelli a cui non siamo abituati dalle nostre scuole di psicoterapia, e indica , ciò nonostante, una possibile e tangibile strada di ri-composizione.

Non è facile mettersi in gioco così come questo approccio richiede, non è facile uscire fuori dalla pretesa di collegare esclusivamente il proprio titolo professionale  e la competenza  in quel settore acquisita all’azione terapeutica che in quel campo viene concretamente esercitata.

Sperimentare  il campo

 Parlare di Costellazioni è limitante, me ne rendo conto ogni volta che in una conferenza illustro il metodo: questo lavoro va oltre ogni descrizione, e deve essere sperimentato. Chi partecipa con animo aperto, si sente per lo più  stupefatto di come ha potuto “toccare” eventi, legami affettivi, perdite e drammi familiari di cui portano tracce inspiegabili il suo sentire o le sue malattie fisiche o le difficoltà a tenere in piedi delle relazioni di coppia o a mantenere un lavoro. Una costellazione  può restituire le percezioni e le vibrazioni di anime collegate in un comune campo di coscienza : i rappresentanti vengono presi da un movimento che li spinge a coprirsi  gli occhi, a girare le spalle alla scena, a tendere la mano, a piegare la testa di fronte a qualcuno verso cui prova disprezzo, ad esplodere in una tosse inspiegabile, a inginocchiarsi vicino ad una  vittima – di guerra o di abuso -, a stendersi quietamente accanto a qualcuno steso a terra, a stramazzare a terra tremante di furia assassina o… ad abbracciare qualcuno e, poi, ritirarsi, finalmente pacificati dall’aver potuto vedere e onorare chi non si riusciva a vedere e con cui il suo malessere ha mostrato un legame.

Alla sorpresa dell’interessato per questo accesso a sentimenti fino a quel momento ignorati o congelati, fa seguito una commozione profonda, man mano che  lo scenario – sul palco o nella sua anima – si popola di antenati o fratelli anche sconosciuti o persone amate e poi perdute senza che abbiamo saputo o potuto farne il lutto, da un parente  o un’ex-partner di cui non si è mai fatto parola. 
Le Costellazioni testimoniano, infatti, che il sistema familiare – così come quello aziendale – comprende varie generazioni, che “agiscono nella coscienza personale e collettiva ”indipendentemente” dalle conoscenze acquisite personalmente o da esperienze educative fatte : ognuno,  quando entra nel campo cosciente di una costellazione (alcuni parlano di un campo morfogenetico), si trova a reagire a pressioni e richieste provenienti dal sistema, il quale tende a “rimettere dentro” tutti quelli che sono stati esclusi, vivi e morti.

  Da una costellazione, in genere, si esce con una consapevolezza di sé, del potere dell’amore e delle “forze” che governano le relazioni umane che cambia profondamente l’immagine del mondo che ci guida nella vita e nei rapporti. In ogni caso la carica emotiva di una rappresentazione la percepisce anche chi partecipa come osservatore, e l’intensità di essa è proporzionata alla risonanza in ciascuno con la dinamica che sta emergendo nello scenario rappresentato. Impossibile rimanere indifferenti: l’energia che si sprigiona da temi arcaici che legano e guidano i componenti di qualsiasi famiglia si diffonde nella sala, si spinge nel profondo e, quando fa vibrare le corde del cuore, tutti, rappresentanti e osservatori, si sciolgono frequentemente in pianti  catartici.

 

Evoluzione del metodo

Il metodo con cui si allestisce e si guida una costellazione, si è trasformato e arricchito nel tempo. Bert Hellinger da vent’anni ha continuato ad affinare la percezione fenomenologica, ha  consolidato il metodo di un viaggio interiore continuo mentre mette in scena e, dopo le Costellazioni statiche, quelle classiche su cui si è formata un’intera generazione di costellatori  che operano in tutti i continenti e tese a rappresentare lasoluzione attraverso una costellazione ideale, ha cominciato a cogliere ed enfatizzare i Movimenti dell’anima; infine,  nelle rappresentazioni degli ultimi anni salta tanti passaggi che sono stati essenziali  inizialmente , mentre ora lavora prevalentemente  a cogliere i Movimenti dello Spirito : qui si  verifica ogni volta, quando ci è dato, di sperimentare un salto di livello, un superamento dei confini e dei limiti di qualsiasi anima, una condensazione di tutto ciò che è essenziale nella Vita e rispetto alla Morte.

   L’esperienza del costellatore e del gruppo dei partecipanti richiede che si debba lavorare a vari livelli, in modo sequenziale o in contemporanea, a seconda di come risponde il campo. Perciò il facilitatore può percepire che a volte è utile lasciar muovere i rappresentanti da soli, altre volte occorre spostarli in modo mirato perché colgano quello che i limiti della coscienza personale impediscono di vedere. In certe fasi della rappresentazione giova lasciare l’interessato fuori dalla costellazione ad osservare sé stesso e il sistema familiare mentre agiscono i “rappresentanti”. In altre l’energia sale ed è il momento di lasciar intervenire il cliente, accanto o in alternativa al suo rappresentante, durante o alla fine della costellazione, nel momento in cui stanno emergendo le dinamiche che possono aiutarlo. Per alcune di tali dinamiche il costellatore sente l’impulso a inserire altri rappresentanti per ricostruire sulla scena la famiglia di origine, pur essendo partito da quella attuale o anche solo dalla coppia.

   Il sintomo o il disagio  sollecitano nel costellatore attento l’emergere di immagini per cui appare utile fare delle domande chiave o solo disporre una o due persone sulla scena, il cliente e il suo sintomo, o lui e qualcun altro senza dare istruzioni. Il percorso è fatto di tappe e di compresenza del tutto : ci sono momenti in cui  si conduce di più e altri in cui prevale una maggiore intensità e profondità fatta di poche parole e poche azioni commentate. Molte procedure sono più indicate per alcune persone in quel momento, ma non per altre. A volte possiamo dire che un costellatore/facilitatore si  sente spinto a lavorare con un livello sistemico non tanto esterno e visibile (le grandi e spettacolari rappresentazioni familiari su varie generazioni ), quanto piuttosto interiorizzato : la persona interessata allora ripercorre dentro di sé, in modo non percepibile dagli altri, tutti i vari livelli, così che l’azione si sposta di fatto su un piano intra-psichico. E questo può andare bene per lui, per questa costellazione, ma può non essere la cosa migliore per un’altra persona in quel momento.
Ognuno può prendere. Al proprio livello.

   Guidare una costellazione come si sperimenta con Bert Hellinger è, paradossalmente, lasciarsi guidare da una forza superiore, che va oltre l’individuo, la famiglia, l’azienda, la patria, e sentire di essere al servizio di una realtà, in cui opera una logica speciale, una logica in cui “la vita e la morte si compenetrano, il  brutto del  mondo e  il  dolore  sono  altrettanto  essenziali  quanto  il  buono e il bello.” (M.Rilke, poeta amatissimo da Hellinger). E chi lo vede all’opera è affascinato da come egli si avventura in questi livelli come  per mostrare al mondo un po’ di bellezza e di verità. Che e’ il modo di procedere degli artisti di tutti i tempi, da Dante a Shakespeare, da Mozart a Beethoven, da Michelangelo a Van Gogh …. 
Questo modo di procedere e di atteggiarsi è senza dubbio lontano dalla scienza e dalla pretesa di  inconfutabilità.

   L’ aiuto per la vita che se ne può ricevere non ha confini culturali e geografici, ma funziona anche in terre così lontane dalle nostre, come il sud-Africa, le Americhe, l’India e il Giappone.

Per ora non abbiamo una soddisfacente spiegazione tecnico-scientifica disponibile a spiegarci come questo possa avvenire .

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