Simboli e archetipi nei sogni

  Un  simbolo è un tipo di segno, rappresenta cioè qualcosa, secondo la tradizione  personale e culturale; sicchè, quando si sogna, le immagini celano spesso simboli che si caricano da un lato delle proiezioni personali del sognatore, dall’altro di valenze che si perdono nella storia dei tempi, sedimentazioni dovute ad esperienze non vissute personalmente. Ci sono vecchi simboli che , col tempo , assumono particolari significati in un ambito culturale. Un esempio è costituito dalla croce :   

La croce

essa è uno dei 4 simboli fondamentali precristiani (assieme al punto, al cerchio, al quadrato), simbolo di orientamento (le quattro direzioni) nella vita concreta e nell’evoluzione spirituale (il punto in cui si incrociano i bracci  è un luogo di passaggio simbolico tra  la vita e l’aldilà), ha varie fogge che sollecitano risposte diverse alle varie latitudini (può alludere all’albero della vita e, se uncinata, è un’allegoria del sole e dello scorrere del tempo oltre, di fede e di appartenenza mistica). La croce romana nella cultura cristiana, per esempio, ha assunto dei connotati  legati ala Calvario, alla sofferenza di Cristo e, quindi,  alla morte fisica in vista della resurrezione dell’anima; mentre la croce uncinata  è stata l’emblema dei nazisti con tutto ciò che questo ha comportato ed evoca.
In genere il rapporto tra la cosa rappresentata e il/i simbolo/i che la rappresentano è convenzionale. Ma, quando parliamo di simbolismo e sogni, ci riferiamo non solo ad un rapporto specifico del simbolo coi sogni, bensì ad un tema del nostro pensiero arcaico, della nostra lingua-madre (miti e religioni..). Per Jung il simbolo non è solo un segno (Freud), ma si muove nella direzione dell’interezza, come testimonia la parola stessa (SYMBALLO = metto insieme). Soprattutto il simbolo, nei sogni e fuori di essi, è una possibilità di trasformazione, vive nella dimensione del progetto, del non-ancora che è la direzione dell’ individuazione. Il sogno contribuisce in maniera determinante a tale 

 

Cavallo con puledrino

processo indicandoci dove possiamo realizzare la nostra unicità attraverso  le funzioni che svolgono i simboli onirici. Il rosso di un semaforo nel nostro sogno può, allora, segnalarci non solo che ci dobbiamo fermare, ma, in rapporto alle molteplici risonanze e associazione che ogni simbolo attiva, che non siamo capaci di mettere dei limiti, che dobbiamo fermare qualcuno, che dobbiamo fare alt e cambiare direzione (nel lavoro, nelle relazioni, nelle partenze, nello spendere i soldi, nel fare troppi progetti…), che dobbiamo   porre uno spazio di riflessione tra l’impulso a fare qualcosa  e la necessità di ponderare questa nostra possibile azione, di osservarne tante sfaccettature che richiedono tempo (quindi che ci fermiamo, appunto) e così via. L’individuazione che il simbolo onirico ci indica si nutre  proprio della polarità che si articola tra necessità/possibilità, condizionamento arcaico/individualità irrinunciabile.
Mentre dormiamo, i simboli ri-prendono vita e noi viviamo sensibilmente l’esperienza di volare, di essere sottoterra, di parlare con i morti o di essere morti, ed e’ al risveglio che la Mente Conscia non sa capire più il simbolismo che la Mente Inconscia  usa come lingua naturale. I simboli che più frequentemente popolano i sogni sono : l’acqua, la foresta, la caverna,  la croce, la montagna, il fucile, il fuoco, il giardino, il labirinto, la luce, lo specchio, gli occhiali, la strega, il mostro, il diavolo, la nave, il treno, il ponte, il palazzo, la cucina, la traversata, le parti del corpo, le scarpe, i morti, i fantasmi, gli esseri soprannaturali, le figure geometriche, i colori, gli animali, i numeri, e tanti altri; tra le azioni rappresentate figurativamente piuttosto spesso troviamo il dormire, scendere, salire, arrampicarsi, correre, uccidere, morire, svenire, dimenticare e così via.  
    
Quando interpretiamo le immagini e i simboli onirici, noi sappiamo che il lavoro associativo che facciamo, con la Mente Conscia la quale tende a rintracciare i sensi possibili del sogno, in realtà è solo un tentativo di avvicinarsi alla profondità e alla polivalenza del mondo simbolico, perché il sogno rimane fondamentalmente in un ambito di ineffabilità e di mistero per la Mente Conscia, che è l’ultima arrivata nello sviluppo psicologico. 
Questa precisazione vale soprattutto per gli  archetipi : nella teoria psicanalitica di Jung con questo termine si intende parlare di rappresentazioni mentali primarie, ovvero che si riferiscono ad avvenimenti umani fondamentali, di cui disponiamo come di un patrimonio genetico. Essi fanno parte di quello che egli chiama Inconscio collettivo, un archivio di esperienze fondamentali dell’Umanità vissute di generazione in generazione, che si protende fino al confine col biologico, luogo di conoscenze infinitamente più ampie di tutti gli eventi mai accaduti : da questo archivio al sognatore  si manifestano immagini collegate, in qualche modo a lui sconosciuto, con simboli presenti in tutte le culture, in ogni epoca storica, nelle fiabe, nelle fantasie psicotiche, nella religione, nell’arte, infine nei “grandi sogni”, sogni numinosi, particolarmente illuminanti. Chi ha fatto questa esperienza, ne conserva un’impressione indimenticabile, che è quella di essersi avvicinato alle radici stesse dell’esistenza e dei suoi significati, al di là di ogni logica.
I simboli archetipici si manifestano in momenti di profonda crisi e di grande cambiamento. Essi si riferiscono alle esperienze originarie della nascita, della morte, della beatitudine, del terrore di fronte alle forze della natura, degli animali e dei simboli sacri. Anche il più banale evento quotidiano può sollecitare l’emergere di archetipi sperimentati da generazioni precedenti, a tutte le latitudini, e sottolineare per il sognatore l’analogia dell’evento con qualcosa che per lui è fondamentale. Ed è come entrare in contatto, finalmente, con un ordine nelle sue cose interiori, un ordine che torva un posto ed una collocazione per qualcosa di essenziale.
  I principali archetipi sono: il Sé, l’Ombra, l’Animus/l’Anima, il Puer aeternus /il Senex, la Madre/il Padre, il Viaggio, la Morte/la Rinascita, l’Eroe/il Nemico, l’Uroboro e altri  meno noti.
Un simbolo dell’archetipo del Senex
   
Questi nomi sono usati da Jung, e poi dai suoi seguaci, come metafore esplicative, come possibilità di rappresentazioni o personificazioni di energie e strutture psichiche profonde, modelli funzionali che costituiscono nel loro insieme la natura umana. Studiando l’ Alchimìa (i cristalli, la pietra sacra..) e lo Sciamanesimo (l’albero cosmico), Jung rintraccia dei motivi simbolici che alludono ad un Sé archetipico  come unione di opposti e come mezzo di accesso all’Inconscio collettivo. Pertanto sia il percorso alchemico che quello sciamanico sarebbero simboli di una trasformazione ed individuazione che è il fine della conoscenza e della psicoterapia. 
Da questo punto di vista, se Freud considera il passato da guarire il fulcro della psicoanalisi e l’uso dei sogni come via regia all’Inconscio che permette di ritrovare tale passato. Jung, al contrario, enfatizza il presente ed il futuro, ovvero l’area dello sviluppo potenziale del sognatore.

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