Psicogenealogia e Transgenerazionale

La Psicogenealogia

La Psicogenealogia è un approccio psicologico e psicoterapeutico che fa i primi passi negli anni ’70 del secolo scorso, legato senza ombra di dubbio alla psicanalista francese Anne Anceline de Schützenberger, docente di Psicologia all’Università di Nizza, allieva di Jacob Levi Moreno, l’inventore dello Psicodramma, e di Françoise Dolto, nota psicanalista infantile. La Psicogenealogia è altresì denominata Psicoterapia Trans-generazionale in quanto studia le influenze dell’ albero genealogico sulla vita di una persona, in particolare sui suoi sintomi, sulle difficoltà relazionali – come la sensazione di un’angoscia inspiegabile  o  la ripetizione di incidenti in corrispondenza di certe date, il non riuscire a tenere un partner, o ad avere figli che restino in vita, il fallire ripetutamente nel lavoro nonostante l’impegno e la competenza spiegabili se visti alla luce delle esperienze della storia di vita della persona. La  dedica della Schützenberger al testo che apre questo filone clinico, “La sindrome degli antenati” – Psicoterapia transgenerazionale e i legami nascosti nell’albero genealogico” suona  in modo esplicativo:

“ …. Ai miei tirocinanti, malati e studenti , che ringrazio per avermi insegnato tanto  sul trasmettere, sull’apprendere e sul ripetere di generazione in generazione ”.

l nocciolo della Psicogenealogia è tutto qui : dietro ai sintomi di malattie psicosomatiche e di malattie gravi come il cancro, i comportamenti ripetitivi che portano a drammi, suicidi, scacchi, fallimenti ed incidenti già vissuti all’insaputa del soggetto nelle date di anniversario – è il concetto di sindrome di anniversarioovvero vere e proprie ripetizioni di destini in varie generazioni dello stesso clan, agiscono frequentemente dei legami inconsci tra gli interessati e i loro antenati.  Cosa vuol dire legami inconsci che attraversano le generazioni (almeno quattro in genere, ma anche di più in casi particolari, in particolare la Schützenberger tradizionalmente lavorava su 7-8 generazioni) ? Vuol dire che c’è da verificare se non ci sono “segreti” che non possono essere sfiorati nemmeno col pensiero, conflitti profondi e traumi che riguardano non solo chi li vive nel presente, ma alcuni specifici personaggi del suo albero genealogico oltre ad eventi drammatici di interi popoli ( guerre, pogrom, campi di sterminio, tzunami, terremoti, stragi, attentati terroristici….) che mantengono attiva tutta la loro forza conflittuale e si possono concretizzare nella comparsa di sintomi fisici, psicologici, comportamentali. Insomma è come se la persona interessata entrasse involontariamente in un tunnel di “passato-presente che va e che viene ” – per usare le parole della fondatrice di questo approccio – e fosse trasportata da un’ “alleanza invisibile” in una situazione in cui sembra che debba “pagare un debito”, un “pegno”, almeno fino a quando il creditore non venga visto, la programmazione transgenerazionale disattivata e il debito smetta di ancorare l’individuo al passato, personale o transgenerazionale, lasciando libero e meno pesante e coercitivo il suo presente. Insomma egli ha l’opportunità di cominciare a vivere la propria vita e non più quella di un bisnonno “gasato” durante la Prima Guerra Mondiale o di un fratellino morto prematuramente di cui i genitori non hanno mai potuto fare il lutto, e di cui porta persino il nome.

Non c’è niente di nuovo in questa intuizione, se non il fiorire di insperati strumenti che  si rivelano utili nelle relazioni di aiuto e nella vera e propria terapia che questo approccio  permette di elaborare. Lo stesso  S.Agostino, come cita la Schützenberger, affermava :

“ I morti non sono degli assenti, sono solo degli invisibili

Oltre alla descrizione dei casi clinici in cui l’intuizione transgenerazionale si è dimostrata feconda per la psicoterapia, il contributo più importante della fondatrice della Psicogenealogia è lo strumento-chiave di questo approccio ed è il genosociogramma, una trasformazione dello psicodramma di J.L.Moreno.

Si tratta di un Albero Genealogico particolare, perché non è solo un disegno compilabile a mano o con un software, ma è commentato da informazioni che si raccolgono durante la Consulenza sui tipi di relazione esistenti tra i componenti dell’albero, sulla qualità dei legami tra i componenti, su chi è svantaggiato, su chi ripete certi destini.  Il genosociogramma, difatti, riporta nomi, cognomi, date di nascita, di morte, di eventi particolari  e speciali come separazioni, emigrazione, fallimenti e simili. E’ uno strumento basilare che si dimostra potente ed euristico nell’ individuare piste sui possibili legami sotterranei ed inconsci che agiscono nell’immaginario della persona : in seduta l’interessato lo compila a mente e a partire da ciò che dice e ciò che non dice, da ciò che gli è noto e ciò che non sa del proprio Clan, ovvero dalle dimenticanze e i buchi, dal suo comportamento non verbale e dalle reazioni che manifesta, dalle sincronicità che si rendono improvvisamente evidenti, dal modo in cui predispone l’albero e le relazioni tra le generazioni, è possibile individuare una pista da seguire nel cogliere quali possono essere questi fili invisibili e inaspettati  che lo tengono  in risonanza con particolari personaggi di quello che, più che una storia, è un romanzo familiare. Un romanzo che agisce in noi – nel successo e nelle nostre difficoltà – ed in cui giochiamo un ruolo assegnatoci a nostra insaputa.

 

Psicoterapia transgenerazionale

Considerato che l’approccio transgenerazionale è utilizzato anche fuori dalla Psicogenealogia, ci sembra utile, in primis, ricordare gli ambiti in cui sono maturati i concetti e gli strumenti clinici che ciascun approccio privilegia, e poi accennare alla opportunità di parlare di Psicogenealogie, anziché di Psicogenealogia tout court.

 °  Il primo ambito legato al Transgenerazionale è senz’altro quello della Psicanalisi, ed in particolare ci riferiamo a N. Abraham e M. Torock : i due clinici hanno riscontrato ripetutamente che certe persone compiono atti o pronunciano determinate frasi “come se non fossero loro”, ovvero come se qualcuno agisse attraverso di loro. In questi casi si può formulare l’ipotesi di quello che i due clinici definiscono un “fantasma transgenerazionale” che rimane come bloccato in una “cripta” ovvero nella persona che mostra strane sensazioni, incubi e comportamenti involontari percepiti come del tutto estranei alla propria volontà. Ciò che spinge questa azioni inspiegabili nel presente viene come da un ambito “fissato” del passato in cui un segreto, un non-detto,  una filiazione impossibile da riconoscere e dichiarare, una disgrazia involontaria, un’esperienza traumatica non ha potuto essere assimilata e resa contattabile dalla coscienza, ma ha dovuto essere relegata nella rimozione dell’ inconscio familiare. Da qui  l’esperienza può riaffiorare in alcuni membri delle generazioni successive come un “fantasma psichico” che si manifesta negli atti e nelle parole, ed è come se nei discendenti ci fossero lacune lasciate in loro da segreti di altri.

Sulla stessa scia si pongono altri noti clinici come D.DumasS.Lebovici e S.Tisseron che parlano, rispettivamente, di “angelo e fantasma”, di “mandati transgenerazionali”, di “albero di vita” dei pazienti e di “trasmissione di immagini mentaliattraverso le generazioni.

 °  Il secondo è l’ approccio sistemico nella Terapia della Famiglia della Scuola di Palo Alto in California, sviluppatasi a partire dagli anni ’50, con G. Bateson come capofila. Questo approccio  ha sottolineato la centralità del ruolo della famiglia nelle psicopatologie individuali ed in particolare ha studiato gli effetti schizofrenogenetici della comunicazione basata sul “doppio legame” o ingiunzione paradossale: è una situazione in cui il messaggio relazionale trasmesso a parole è in aperta antitesi con ciò che viene veicolato attraverso il non-verbale, mettendo il destinatario della comunicazione intrafamiliare in una condizione di fallire comunque, quale che sia l’aspetto della doppia ingiunzione a cui risponda. Questo tipo di comunicazione sintomatica crea incoerenze e incomprensioni che, spesso, si tramandano da una generazione all’altra. Il contributo al Transgenerazionale più interessante che ci viene da questo settore è quello degli studi clinici di I.Boszormenyi-Nagi , della Scuola Sistemica Strategica di Filadelfia, a cui si debbono concetti e termini ampiamente usati nel lavoro psicogenealogico, a partire dalla ”Lealtà Familiare Invisibile”, dalla necessità di “giustizia ed equità” tra crediti/debiti affettivi tra i membri in seno alla Famiglia perché ciascuno possa  portare avanti la propria vita sì, ma pagando un tributo non da poco: l’esito più pesante di questa dinamica inconscia nel sistema familiare transgenerazionale è riscontrabile nella parentificazione di un Figlio e nella “legittimità costruttiva e distruttiva” di un Figlio verso un Genitore.

 

Le Psicogenealogie

Nel campo specifico della Psicogenealogia, oltre al filone inaugurato dalla

  • Schutzenberger di tradizione psicanalitica, ci sono approcci che integrano nel lavoro psicogenealogico concetti e metodi provenienti da campi diversi. I nomi universalmente noti in questo ambito sono quello di A.Jodorowsky, l’inventore della Psicomagia, e quello di B. Hellinger, il genio delle Costellazioni Familiari.                                           
  • Alejandro Jodorowsky e gli atti psicomagici – Jodorowsky è stato colui che ha inventato il termine di Psicogenealogia; è un noto artista poliedrico, eclettico e fuori norma, ed è rinomato come poeta, scenografo, regista, mimo, attore, e anche come una specie di psicanalista sui generis senza i blasoni, rimasto affascinato dalla capacità della maniera surrealistica di usare simboli inconsci che agiscono sul fruitore in modo indiretto e profondo.Questa modalità la ritrova nel modo di “guarire” della famosa Paquita, che ha conosciuto e presso cui ha fatto un apprendistato “speciale” : lei lavorava facendo ricorso a potenti suggestioni che avevano come effetto quello di sboccare le forze guaritrici del “paziente”. Alejandro, tra le tante sperimentazioni, inventa quindi una modalità psicogenealogica di aiuto maturata fuori dall’ambito della ricerca clinica e influenzata sia da questo incontro con la guaritrice messicana che da quello con lo sciamanesimo di Carlos Castaneda : parliamo della Psicomagia. Le idee Alejandro sulle influenze dell’Albero genealogico sono precise e fulminanti : “ tutti siamo marcati, per non dire contaminati, dall’ universo psicomentale dei nostri antenati. Così, molti individui fanno propria una personalità che non è la loro, ma che proviene da uno o più membri della loro cerchia affettiva. Nascere in una famiglia è, diciamo, essere posseduto; questo possesso si trasmette di generazione in generazione : la persona stregata si converte in stregone, proiettando sui suoi figli ciò che prima era stato proiettato su di lei…a meno che non si acquisti coscienza della situazione e si rompa il circolo vizioso.”                                                                                                            Come rompe il circolo il nostro? Quando lavora con l’albero genealogico, Alejandro,  seguito poi da suo figlio Cristobal, ne fa una teatralizzazione o messa in scena su 4 generazioni, con il contributo del pubblico che agisce sul palco e prende parte alle visualizzazioni destinate a chi chiede aiuto. La conclusione della rappresentazione è caratterizzata dalla prescrizione di atti psico-magici che consistono in rituali mirati da eseguire alla lettera da parte del cliente e di cui egli deve riferire per lettera quando lo ha fatto. Questi rituali  assomigliano alle  ordalie , che obbediscono ad una logica paradossale. Essi  mirano a smontare il modo in cui il paziente si rappresenta il suo disagio, ovvero programmi e condizionamenti segregati nell’inconscio e da cui agiscono immobilizzandolo nel tempo, e lo aiutano a muoversi su un nuovo cammino percettivo, ovvero a ristrutturare quello che veniva vissuto come problema o agito come sintomo. Il metodo della Psicomagia fa appello al potere di guarigione dell’inconscio collettivo, luogo sì di rimozione di esperienze dolorose, ma anche luogo di riserve di energia vitale che è il nostro patrimonio. Queste risorse – di cui si nutre il Sogno, il Mito, la Magia – da Jodorowsky vengono mobilizzate attraverso l’uso dell’arte, attraverso la proposta di atti che permettono di accedere all’ energia dei simboli, riserva ancestrale inaccessibile alla mente conscia. La scelta dell’atto si appoggia, a mò di prescrizione del sintomo, alla descrizione stessa che ne fa il consultante.
  •  Sulla scia di Jodorosky, per ciò che riguarda gli “atti” si muove anche A. Bertoli  che ha elaborato il modello della PsicoBioGenalogia, un modello che integra nell’analisi dell’Albero varie discipline e su cui torniamo nella sezione successiva.

  • Bert Hellinger e le Costellazioni Familiari ad approccio fenomenologico –  Le Costellazioni sistemiche, secondo il metodo di Bert Hellinger, sono un modo di “mettere in scena” la famiglia – attuale o di origine – o un’azienda, una eredità contestata o un sintomo : lì si mostra i legami del problema con ciò che è avvenuto nella storia familiare e che ostacola lo scorrere dell’energia tra tutti quelli che appartengono. Infatti i rappresentanti scelti tra i partecipanti, in uno stato adeguato di raccoglimento, cominciano a percepire il campo cosciente, ovvero il campo energetico che agisce all’interno di quel sistema, familiare o non. Essi, cioè, hanno accesso ai sentimenti e talvolta ai sintomi fisici delle persone di cui prendono il posto nella Costellazione. Il facilitatore fa pronunciare delle frasi che rivelano tali legami e sono mirate ad innescare un cambiamento di immagini interiori: questo provoca immediatamente forti emozioni, che si esprimono in movimentiche anticipano il cambiamento di cui abbiamo bisogno man mano che ci de-identifichiamo e ci diamo il permesso di cominciare a vivere la “nostra vita”, avendo uno sguardo rispettoso verso tutti quelli che l’hanno resa possibile, dai Genitori agli Antenati. Bert è stato uno sperimentatore costante ed, ancora oggi, uno scrittore instancabile. Dopo le cosiddette Costellazioni statiche, che ancora vengono praticate dai costellatori della prima generazione formata osservando il Maestro, egli ha percepito ed amplificato la forza di rappresentazioni in cui emergono i Movimenti dell’Anima che richiedono interventi limitati da parte del facilitatore e la cui arte consiste soprattutto nel cogliere il movimento senza piegarlo ad un suo intento o ad una sua convinzione di ciò che è giusto; e infine ha distillato questo processo con le Costellazioni Spirituali dove agiscono altri ordini rispetto a quelli che la coscienza collettiva riconosce, gli ordini dell’amore in movimento, un amore che non ha niente di sentimentale e che è rivolto verso l’inclusione e la riconciliazione di tutti e tutto.                                         Quando si assiste ad una costellazione di Bert , ci si trova sempre meno di fronte ad un genogramma vivente, o ad un sistema spazialmente visibile dove il costellatore propone una immagine risolutiva per l’anima della famiglia : qui il numero di personaggi in scena può essere notevolmente ridotto rispetto alle grandi rappresentazioni tradizionali di varie generazioni  oppure allargarsi  ai grandi numeri delle Costellazioni pluridimensionali, sempre mantenendo la forza incredibile che la rappresentazione emana. Essa esige un raccoglimento ed una profondità da cui l’ essenziale si può mostrare ed agire in profondità, soprattutto quando l’interessato e i partecipanti si dispongono a rinunciare a voler “capire” ciò che a poco a che fare col pensiero logico.

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